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Altro che festa democratica, aggredito Bonanni

Festa democratica. Fossimo al posto di Bersani e dei suoi cominceremmo ad andarci piano con i proclami. O quantomeno ci sforzeremmo di essere più chiari, magari anche più onesti. L’adunata settembrina del Pd, tradizionale approdo sicuro per gli amanti delle salamelle, che quest’anno saltano sulle griglie di piazza Castello a Torino, non è una festa e non è nemmeno poi così democratica. A meno che da quelle parti, dalle loro parti, non s’intenda per festa «far la festa» a qualcuno. E farla (la festa) ogni giorno ad uno diverso, così viene meglio.
Ieri è toccato al segretario della Cisl Raffaele Bonanni che, accolto democraticamente come si conviene da una bordata di fischi, si è visto piombare sul palco, da cui avrebbe dovuto parlare, alcuni contestatori non proprio in atteggiamento amicale, ed è stato colpito di striscio da un fumogeno lanciato dai facinorosi. In altre parole, per poco, in questa strana «festa» non ci rimetteva un occhio o, addirittura, la pelle. Per darvi meglio l’idea dell’accogliente ambiente in cui avrebbe dovuto tenersi il dibattito con il vicesegretario piddino Enrico Letta, possiamo aggiungere che il motivetto, cantato a Bonanni dagli astanti, è stato «vergogna vergogna», mentre una pioggia di facsimile di banconote da 50 euro con la scritta: «Il denaro è un buon servo e un cattivo padrone» pioveva simpaticamente sul palco. Perché poi l’ospite comprendesse meglio con quanta disponibilità era stato accettato i contestatori hanno anche innalzato e sventolato sotto i suoi occhi uno striscione che così recitava: «Marchionne comanda, Bonanni obbedisce». Carini, no?
Messo precipitosamente al riparo dagli attivisti della Cisl che lo avevano accompagnato, Bonanni ha, ovviamente, lasciato la «festa» profondamente scosso, mentre, con la solita tempestività di chi lancia il sasso e nasconde la mano, è stato subito «sdegno» da parte dei padroni di casa. «Esprimo sdegno (appunto, ndr) per quello che è accaduto. È gravissimo ed è l’espressione del rifiuto della democrazia», ha tuonato Enrico Letta. Che ha, curiosamente, aggiunto che: «Nella contestazione alla Festa del Pd a Torino ci sono state assolute falle nel sistema della sicurezza da parte delle forze dell’ordine. Non essere in grado di gestire la situazione significa che qualcosa è sfuggita di mano: la situazione poteva trasformarsi in un dramma. Ritengo che siano stati compiuti reati gravi e spero che si analizzi fino in fondo per capire cosa è successo». Spieghiamo il nostro curiosamente con una semplice constatazione: ma come? Fino a ieri nella città di Chiamparino, quella dei centri sociali e degli anarchici avvezzi a tirar letame in faccia a tutti, l’ordine regnava efficiente e sovrano mentre ora che qualcuno sta rovinando la festa istituzionale del partito, l’ordine non è più garantito? Una tesi difficile da sostenere, come è difficile distinguere, dopo ciò che è accaduto chi sono contestatori che frequentano abitualmente la festa Pd.
Ieri, per loro stessa ammissione c’erano operai, anche di Mirafiori, precari e studenti. Fatto sta che due agenti sono rimasti contusi durante i tafferugli, mentre è stata identificata e denunciata la persona che ha colpito con il fumogeno Bonanni: è una «studentessa» che si limita a frequentare il centro sociale Askatasuna. Sorpreso dalle accuse di Letta, il questore di Torino Aldo Faraoni, ha risposto con una dichiarazione all’Ansa: «Letta è stato un po’ troppo precipitoso nel suo giudizio. Quando c’è stato da intervenire, siamo intervenuti. All’interno della festa del Pd c’è un servizio d’ordine curato dagli organizzatori che, è bene precisare, hanno sempre voluto consentire l’accesso libero a tutti anche nelle aree dei dibattiti. Così facendo c’è il rischio, come è avvenuto oggi, e già sabato scorso quando era ospite della festa il presidente del Senato, che entrino personaggi che possano creare disturbo. Chi fossero i giovani che con le scritte sulle maglie contro l’accordo di Pomigliano, agli organizzatori della festa lo avevamo detto». E infatti espressioni di vicinanza a Bonanni sono venute anche dal presidente Schifani, che sabato ha ricevuto, se si eccettuano i fumogeni, lo stesso trattamento. «L’aggressione a Bonanni - ha dichiarato ieri Schifani – è un intollerabile gesto che nega la democrazia e che deve essere assolutamente condannato».

Solidale con Bonanni anche il governatore del Piemonte Roberto Cota che aggiunge: «Purtroppo è la seconda volta che succede sempre alla stessa festa». Già, meno male che lui, Cota, a questa stessa «festa» non è andato. Perché sempre democraticamente, ovvio, il Pd ha ritenuto di non invitarlo.

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