Altro che profughi, arrivano clandestini

Dei quasi 16mila immigrati sbarcati a Lampedusa, circa 13mila non sono cittadini libici ma tunisini e quindi privi dei requisiti per ottenere asilo politico. Domani Maroni in missione a Tunisi per ripristinare i pattugliamenti

Altro che profughi, arrivano clandestini

Sono 2.347 i profughi sbarcati da gennaio fino a ieri a Lampedusa, gli altri 13mila sono clandestini. Il sindaco di Mineo ha dunque definito «una presa in giro colossale» la decisione del Viminale di trasferire nel Residence degli aranci, che avrebbe dovuto ospitare soltanto i richiedenti asilo, anche i 600 migranti accampati a Lampedusa. Sul Piano profughi del Viminale continuano intanto i distinguo dei governatori. Il presidente del Veneto, Luca Zaia, è pronto a ricevere quelli libici. Ma «zero clandestini». Cioè nessuno di quei tunisini a cui si cerca una sistemazione: chi ha presentato richiesta di asilo troverà alloggio nel Residence degli aranci.
Le Regioni si preparano invece all’ondata di rifugiati che potrebbe arrivare da Tripoli. Ma altri immigrati a Lampedusa manifestano l’intenzione umanitaria. I tecnici hanno verificato che la maggior parte di loro ha nazionalità tunisina. Non necessitano di protezione, per loro è difficile giustificare l’asilo, e vanno dunque rimpatriati o sistemati nei Cie. Che però sono pieni. Il nuovo governo tunisino guidato da Beji Caid Essebsi ha soppresso la polizia politica e quasi tutti i tunisini che hanno raggiunto le coste italiane sono perciò considerati clandestini.
Domani Maroni, che ha incassato il sostegno del suo omologo spagnolo Perez Reculcaba («Francia e Spagna non lasceranno sola l’Italia», ha detto il ministro dell’Interno di Madrid che auspica «un rapido ed efficace sostegno della Ue»), volerà a Tunisi per ridiscutere gli accordi di cooperazione su almeno due fronti. Il primo è quello dei pattugliamenti. Fino alla caduta del regime di Ben Ali i mezzi italiani cooperavano con le autorità locali per limitare le partenze. Con il crollo istituzionale sono saltati gli interlocutori e, con loro, anche i pattugliamenti congiunti. Da Zarzis e dagli altri porti tunisini le partenze continuano. L’ambasciatore Pietro Benassi è stato ricevuto dal nuovo esecutivo per preparare la missione del ministro, ottenendo il ripristino dei pattugliamenti. Che dev’essere però formalizzato. Maroni punta ad aumentare soprattutto il numero dei rimpatri: almeno cinquemila quelli da imbarcare. Ed è impossibile farlo con accordi che oggi prevedono rimpatri da dieci persone al giorno.
La seconda sfida riguarda i migranti con precedenti penali. Quelli evasi dalle carceri, o quei soggetti considerati «pericolosi per la pubblica sicurezza». Per loro sono stati trovati centinaia di posti nei Cie, dove le rivolte registrano un solo obiettivo: la fuga. A Gorizia otto tunisini sono stati arrestati per danneggiamento, lesioni, resistenza a pubblico ufficiale e rapina (uno di loro aveva sottratto le chiavi delle stanze). In sei hanno fatto perdere le tracce. Altri quattro bloccati lunedì mentre cercavano di varcare il confine con la Francia, al valico del Monginevro; trovati su una Nissan Micra guidata da un francese di 26 anni. Dai foglietti recuperati nelle loro tasche si suppone che un clandestino sia evaso dal Cie di Crotone. E non sono certo questi i migranti che le Regioni vogliono accogliere. Già decine gli arresti fatti invece a Ventimiglia, dove il business dei passeur è di nuovo fiorente. Se n’è accorto anche il ministro dell’Interno francese, Claude Guéant, che ha chiesto di «rispettare il regolamento europeo in materia di trattenimento dei migranti». Cioè: tenerli in Italia. Sembra questo il problema del Viminale. Gestire i clandestini destinati ai Cie, più che i profughi. A Torino una decina di tunisini ha danneggiato la struttura di detenzione che costa 1.350.000 euro l’anno. Stessa tecnica di fuga. Incendi e caos. Per Maroni potrebbero essere 15mila gli arrivi dalla Libia, ma da Tripoli non è partito nessuno: i 117 approdati a Catania hanno detto di essere libici solo per ottenere lo status di rifugiati. I 2.347 profughi staranno tutti a Mineo. Per i clandestini si parla di tendopoli. Su quella pugliese ci si interroga.

Mentre a Lampedusa un centinaio di migranti ne ha costruita una fai-da-te. Stracci, vestiti e lenzuola. In attesa di capire in quanti ancora saliranno a bordo della nave San Marco, che stamattina sbarcherà ad Augusta con i primi 600 tunisini lampedusani diretti a Mineo.

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