ALZIAMO I TONI

Ma sì, alziamo un po' i toni. Stracciare il programma è un gesto maleducato? Può darsi. Ma siamo in campagna elettorale, mica al corso di bon ton di Donna Letizia. E se questo gesto davvero ha segnato un cambiamento di passo e un nuovo clima un po' più rovente, evviva: se non altro, così restiamo svegli. Finora, malgrado tutti i nostri sforzi, avevamo avuto qualche difficoltà.
Suvvia, diciamocelo: non ne potevamo più di questa atmosfera ovattata, dieci piani di morbidezze. Non ne potevamo più dello scambio di cortesie, ostentazione di fair play. «Caro Silvio», «Caro Walter», smancerie annesse, oh come ci vogliamo bene, trottolini amorosi dudududadada. Non ne potevamo più di quell'odore dolciastro, da deodorante malizia, profumo d'intesa, che permeava e un po' soffocava la scena politica.
Il fair play va bene prima della partita, quando ci si stringe la mano, e dopo, quando, terzo tempo o no, si riconosce la vittoria dell'avversario. Ma in campo, santo cielo, no: nessun fair play. In campo ci si mena come fabbri, si fanno tackle e contrasti con grinta, e se è il caso, anche falli e sgambetti ai limiti del regolamento. E alla fine, come sempre, vinca il migliore. Mica il più educato. O il più ossequioso.
Anche perché questa coltre perbenista, da ragazzi dell'oratorio in gita premio al santuario, rischia di coprire le peggiori bestialità. Quando Veltroni arriva nel Nordest e dice di volere un fisco amico, per esempio, solo l'ombrello del fair play lo protegge dalla pioggia di insulti: un fisco amico? Lo scopri adesso? E dopo che hai elogiato a ogni piè sospinto l'opera di Visco?
La verità è che l'Italia è in affanno. Una Regione sommersa dai rifiuti, tutto il Paese in difficoltà economica, i prezzi che continuano ad aumentare e la pressione fiscale mai così alta da undici anni: come si fa a pensare che gli elettori, in queste condizioni, sopportino altre dosi di buonismo? Come si fa a pensare che tollerino ancora il trullallero trullallà della politica, i candidati liala e scambi di effusioni degne del tempo delle mele? Ci vuole un confronto serio, vibrante, virile. Duro come sono duri e concreti i problemi del Paese. Nessuno si aspetta la promessa di miracoli o l’esibizione di bacchette magiche: ma la forza per cambiare strada, questo sì.

L’energia, il furore agonistico, anche la rabbia, indispensabili per risalire la corrente: questi non possono mancare. Perciò, se proprio dobbiamo scegliere, lo confessiamo: meglio uno scontro scorretto che uno politicamente corretto. Scusateci, di abbassare i toni ci siamo proprio stancati. Meglio abbassare il Tonino.

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