(...) di un camion. Sul gilet che molti di loro indossano, mentre lavorano tra colline maleodoranti che pullulano di insetti, vermi e parassiti, cè la scritta «Ama-Senegal». Anche questa è nel video girato da una delegazione dellUgl. Volata a inizio mese a Dakar per capirne di più sul pasticcio del contratto di servizio tra il governo africano e lAma-Senegal, filiazione della Spa capitolina.
LAma comincia a raccogliere i rifiuti di Dakar quattro anni fa, e il contratto di servizio è accolto bene in Campidoglio, dove è nota la passione per lAfrica di Walter Veltroni. Ma lestate scorsa piogge e alluvioni si abbattono sulla capitale del Senegal, dove si diffonde unepidemia di colera che contagia 4mila persone uccidendone 117. Le strade della città traboccano di rifiuti, le precarie condizioni igieniche sono un ottimo terreno di coltura per le malattie. Il governo, il 15 settembre, annuncia una campagna per ripulire la città e contenere lepidemia. Il ministro della sanità mette in mora Ama-Senegal e detta un ultimatum: entro sette giorni deve ripulire le strade di Dakar. La notizia finisce sui giornali, le tv del Paese africano girano per la capitale riprendendo le discariche e intervistando i cittadini che lamentano i lunghi tempi di raccolta. Ma quando il premier rescinde il contratto, il presidente di Ama-Senegal Alvaro Moretti contrattacca: contesta laccusa di inadempienza, lamenta la violazione della clausola di riservatezza che ha «nuociuto allimmagine dellazienda» e il mancato preavviso prima della rescissione, invoca la causa di forza maggiore, discolpandosi da responsabilità nellepidemia di colera. Parte un braccio di ferro tra azienda e governo, che se non risolto potrebbe sfociare in un arbitrato internazionale.
Della vicenda, però, parla quasi solo la stampa senegalese. Così, dopo la «missione» a Dakar, ieri An ha presentato un dossier sullaffaire con documenti, interviste e testimonianze raccolte in Africa dai delegati Ugl. Il vicepresidente del Consiglio regionale Andrea Augello, Luca Malcotti, consigliere comunale e segretario regionale dellUgl, e Federico Guidi, dirigente dellorganizzazione sindacale, parlano di «disastro». E chiedono allAma perché, mentre a Dakar cè unepidemia che miete vite umane, i suoi oltre 1600 dipendenti in Africa lavorano in precarie condizioni igieniche per «smaltire» le maxidiscariche a cielo aperto, e perché i mezzi utilizzati dalla spa comunale per onorare il contratto siano pochi, vecchi e inadeguati, e perché, ancora, molte ditte terze lamentino morosità di Ama-Senegal. Gli esponenti di An chiamano in causa anche Veltroni, chiedendogli di riferire in consiglio comunale e di avviare le pratiche per risarcire, a prescindere dalla responsabilità, la popolazione di Dakar, considerato il danno dimmagine per la Città Eterna. In attesa di una replica del sindaco, ieri ha risposto lAma. Precisando che sono le fogne la causa del colera, e che nessun dipendente lo ha contratto. E aggiungendo che le colline di rifiuti si sono formate nel periodo in cui Ama era stata sospesa, quindi per motivi non imputabili allazienda. «Il modo in cui Ama continua a trattare questa brutta storia di cui si è resa responsabile è impresentabile e sfacciato», replica Augello, osservando che comunque la spa ammette «che da oltre un mese il servizio viene svolto da Ama nellintera città di Dakar, aspettando di capire se il negoziato con il governo porterà a una definitiva rassegnazione del contratto.
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