Gli americani preferiscono l’eroe allo snob

E adesso sono rimasti proprio soli a fronteggiarsi sul ring i protagonisti spaiati di un match improbabile: John McCain, l’unico repubblicano che può vincere nel 2008, e Barack Obama, l’unico democratico che può perdere. Situazione surreale? Eccome, ma facilmente spiegabile. Se le elezioni americane fossero una competizione fra partiti (come accade in genere in Europa) i democratici vincerebbero con una certa comodità. Per motivi elementari: quando non è trascinato da impulsi emotivi particolarmente forti, l’americano medio «vota col portafoglio»: conferma la fiducia alle Amministrazioni se alla fine del quadriennio le cose vanno meglio o bene, si rivolge all’opposizione quando le cose vanno peggio o male. Dopo 8 anni di Bush, e dunque di governi repubblicani, la maggioranza dei cittadini ritiene di stare peggio e che le cose vadano male, basandosi sulla crisi finanziaria scatenata dallo scoppio della «bolla» del credito edilizio, sulla disoccupazione che, sia pure di poco, cresce ormai da mesi, sul disavanzo federale che ha stabilito livelli record mentre durante la presidenza Clinton si era raggiunto addirittura un attivo. Conformemente a questa regola, tutti i sondaggi indicano che il Partito repubblicano subirà severe perdite nelle elezioni per il Congresso sia alla Camera sia al Senato. Il margine per i democratici oscilla tra il 10 e il 12 per cento. Contemporaneamente però il vantaggio che il candidato democratico alla Casa Bianca Barack Obama aveva mantenuto per tutto quest’anno si è logorato, assottigliato, secondo diversi indizi è addirittura svanito. Per la prima volta da almeno sei mesi un’indagine di opinione pubblica dà John McCain in vantaggio di 5 punti su Barack Obama. Aspettiamo conferme, naturalmente. I giochi sono tutt’altro che fatti. Però la tendenza è indiscutibile e non riflette soltanto le oscillazioni delle recenti Convenzioni dei due partiti ma un dato costante: Obama prende meno voti del suo partito, McCain ne prende di più. Obama stimola la fantasia e l’intelletto, un binomio di rado vincente in America, McCain parla al cuore e non al cervello, parla di Patria e di Tradizione. McCain ha dalla sua l’esperienza, l’alone di eroe, una vita e una faccia che la gente è abituata a cercare in un presidente.

Obama è troppo giovane, troppo intellettuale, troppo scuro di pelle. E ha un nome strano. Si chiama Barack, come un musulmano, e, per di più, Hussein come il penultimo Nemico distrutto dalla potenza americana. L’ultimo, Osama Bin Laden, è ancora uccel di bosco.

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