Roberto Scafuri
da Roma
Avrebbero dovuto pensarci gli strateghi del centrodestra, a spedire i Radicali nel cuore dellUnione, come aggiornato «cavallo di Troia», tanto è lo strepito dei Mastella, la rabbia dei Castagnetti, le preoccupazioni dei Marini e dei DAlema. Avrebbero però dovuto pensarci anche i tattici dei Rutelli e dei Fassino, ché a vaticanizzarsi tutti hanno provocato una voragine di laicismo subito colmata da Radicali e Socialisti. Ci pensano oggi gli uomini di Prodi, conti alla mano, allineluttabilità del patto con la Rosa nel pugno, ultima arrivata nellorto dellUnione, ma «con molte radici nella storia della sinistra italiana», come dice Bertinotti.
Sintomatico che lunico caldo saluto beneaugurante ai nuovi alleati arrivi proprio dal leader rifondatore. «Loperazione ha un vero fondamento politico e propone fin dal suo nascere una cultura politica originale: lautonomia e la forza di questa formazione consente di apprezzarne ancora di più la novità. Si produce uno scatto di energia politica...». Di fronte allenergia, però, ognuno reagisce come sa. Allora, ricapitolando. LUdeur telefona a Prodi per chiedere un vertice al più presto: «O noi o loro», tuona Fabris. Marini e DAlema, con toni diversi, predicano il «rinsavimento» di Boselli, mentre Castagnetti perde la trebisonda: «Inaccettabili i suoi toni ultimativi sullingresso dei Radicali». Di Pietro, allergico ai «veti», si limita a chiedere la sottoscrizione del manifesto dellUnione. Prodi tace, continua a telefonare spasmodico a Boselli, fa sapere di considerare il leader socialista «traghettatore» dei mangiapreti Radicali e «garante» del comportamento di Pannella e soci.
Più che «scatto energetico», una scossa alladdormentato mondo dei vertici da ragiunàt. Più che a un «impannellamento» di Boselli, come hanno provato a malignare, si assiste invece a una «bosellizzazione» di Pannella, mai così misurato e allineato. Un Pannella che, nellultima giornata del congresso di Riccione, arriva a farsi garante di se stesso, perché «saremo i giapponesi dellutopia prodiana, lo sosterremo con lealtà e non per sputtanarlo e facilitarne la caduta. Non saremo un problema e non ne creeremo: vogliamo lalternativa per fare le riforme altrimenti vanno tutti in vacca». Così posta, la questione cambia di segno: le vogliono davvero le riforme, i partiti dellUnione? Pannella si farà «giapponese» e «grillo parlante». E fin da ieri schiera i suoi per la «difesa strenua del compagno Boselli, perché tutto si concentrerà nellillusione di ridurlo alla ragione, con mille arti...». I Radicali non rinunceranno perciò a essere «pungolo» della coalizione, così come ieri il segretario Capezzone (riconfermato, con Luca Coscioni presidente) ha mostrato nei fatti, chiedendo «rispetto, pari dignità» e attaccando senza peli sulla lingua i futuri alleati (replica a Mastella: «Stia attento a dire o me o loro, qualcuno potrebbe dire: loro»). È vero, la Rosa nel pugno mette in difficoltà i Ds per il simbolo dellInternazionale socialista e per le tante ipocrisie politiche, la Margherita e lUdeur per la difesa dello Stato laico, delletica laica e per la proposta di revisione del Concordato, i comunisti nostalgici per la politica estera, i rifondatori per la politica economica, i Verdi per quella energetica, Di Pietro e i tanti giustizialisti per lantiproibizionismo e lamnistia, richiesta anche ieri da Pannella. Semplificando: la Rosa nel pugno li mette in difficoltà tutti, sarà un alleato scomodo ma indispensabile per la tenuta della democrazia e, ancor di più, a causa della nuova legge elettorale.
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