Anastasia di Sirmio

Nel 1995 due icone di questa santa, benedette dal papa Giovanni Paolo II e dai patriarchi di Mosca e di Serbia, furono spedite sulla stazione spaziale Mir, dove orbitarono per sette mesi. La santa è infatti protettrice dei popoli balcanici. Anastasia (nata a Roma verso il 281 e morta probabilmente nel 304) era figlia di Pretestato, senatore romano, e della cristiana Fausta. Morta questa, il padre la sposò (per forza) al tribuno pagano Publio, un uomo che non sopportava il darsi da fare della moglie per i confratelli cristiani. Anastasia aveva il divieto anche di uscire di casa e, anzi, il capo degli schiavi, Codisso, fu incaricato di limitarle il cibo. Publio sperava di liberarsi di lei, ma teneva alla sua dote. Però morì lui, mentre era in missione diplomatica in Oriente. Anastasia si trasferì in Macedonia, a Salonicco, dove riprese le sue attività caritative. Ma la persecuzione di Diocleziano la colse e il prefetto dell’Illirico, Floro, la condannò al carcere. Dopo un mese di galera, fu deportata con un gruppo di delinquenti comuni. La nave che li trasportava naufragò alla Palmaria, nel golfo di La Spezia. Qui i condannati vennero tutti trucidati. Una versione più accreditata, tuttavia, vuole che Anastasia abbia sofferto il martirio a Sirmio (oggi Sremska Mitrovica, in Serbia), dove sarebbe stata torturata e poi arsa viva.

Le sue ceneri sarebbero state raccolte dalla matrona cristiana Apollonia e nel 450 trasferite a Costantinopoli in una chiesa a lei intitolata. La sua devozione si diffuse in tutti i luoghi di influenza religiosa bizantina, Russia compresa.

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