«Anche all’estero applaudiranno»

Milano«Quando ero piccola, facevo i compiti nel retropalco..». Michela Vittoria Brambilla prende volentieri su di sé onore e onere di essere, oltre a Maurizio Sacconi, l’unico ministro alla prima di Carmen. «Gli altri? Non so chi c’è e chi non c’è, posso dire perché ci sono io: mi piace la lirica e il marchio Scala è la prima eccellenza d’Italia», sorride il ministro del Turismo, che arriva sottobraccio al padre.
«I miei genitori hanno da sempre un palco alla Scala e continuano ad averlo. Quando ero ragazzina, mi portavo i libri di storia e geografia e ripassavo in questa stanzetta rossa e ovattata. Sono ricordi molto belli». Fino all’età in cui è stata più in grado di apprezzare: «Come adolescente, sono cresciuta con le vicende appassionanti di Turandot e Madama Butterfly. Suono il pianoforte, amo il balletto e adoro Wagner. Sono felice che quest'anno potrò ascoltare il Tannhäuser».
È stato difficile attraversare le contestazioni all’esterno del teatro?
«Non ho visto niente perché non ho le lenti... Ma è da quando sono ragazzina che vengo alla Scala e non mi ricordo che ci sia mai stata una volta senza tensioni. Quel che importa è che il governo tenga in piena considerazione i problemi dei lavoratori, inclusi quelli del teatro. Siamo molto impegnati contro la crisi».
Lei e Sacconi siete gli unici ministri presenti. Rappresentate il governo...
«Ci sono due ragioni per cui non ho voluto assolutamente mancare. Una è personale, la mia grande passione per la lirica. L’altra è legata al mio ruolo di ministro del Turismo, consapevole che il marchio Scala è la prima eccellenza d’Italia. Il fascino e l’appeal del nostro teatro è verde da decenni e non ha mai avuto un momento di appannamento. Non a caso la nostra rivista trimestrale del turismo dedica la copertina proprio alla Scala. È anche grazie alla Scala che l’Italia è un faro di arte e cultura nel mondo».
Abito nero, scarpe nere, solo qualche strass. È la sua risposta all’appello alla sobrietà?
«Adoro il nero e il mio stile è sempre sobrio e minimalista. Credo sia necessario essere sempre in ordine e sobri quando si rappresentano le istituzioni».
Che cosa pensa dell’allestimento provocatorio della regista Emma Dante? C’è chi ritiene sia una sfida alla Chiesa.
«La regia non va letta letteralmente. Non so se farà scandalo, ma approvo le scelte coraggiose. E apprezzo particolarmente la decisione del sovrintendente, Stéphane Lissner, e del maestro Barenboim di affidare a una giovane regista e a un giovane soprano i ruoli più importanti. La ritengo una scelta coraggiosa e felice. È una Carmen all’altezza, molto forte, molto intesa molto coraggiosa. Ci farà fare un’ottima figura anche all'estero».
Il maestro Muti è direttore musicale dell’Opera di Roma.

Pensa che la competizione tra le due città gioverà alla lirica?
«Muti è straordinario e non voglio neppure pensare a fare confronti, perché ha dato tantissimo alla Scala e credo che darà molto anche all’Opera di Roma. Magari crescessero dieci, venti teatri lirici come la Scala in Italia... Sarebbe un gran bene per il Paese».

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