Anche Fido ha diritto all’ultimo saluto

Ci ha tenuto compagnia per una dozzina d’anni: acciambellato sulle nostre ginocchia, gli occhi socchiusi e la sua spuma di peli nella quale abbiamo affondato malinconie e desiderio incondizionato di essere compresi. Ha saltellato per inverni e primavere come un canguro, con l’osso sintetico in bocca, tutte le volte che lo portavamo al parco. La sua specialità? Essere felice con molto, molto poco. Eppure, ahinoi, è tutta acqua passata. Fido e Fuffi oggi non ci sono più.
Non esagerava, Ugo Foscolo nei suoi Sepolcri, nel definire «corrispondenza di amorosi sensi» l’impressione che il legame fisico coi nostri cari non si sia mai dissolto: che lotti, vincente, contro le minacce del tempo che passa. «L’addio a Fido» è ormai qualcosa che richiede un’organizzazione di tutto rispetto per conservare quel che resta della sua palpitante e tenera vitalità. Per conservare, insomma, all’occorrenza… le sue spoglie. Seppellire il proprio cane o gatto era pratica proibita dalla legge, fino a qualche anno fa. Oggi, in assenza di malattie infettive che abbiano ucciso l’animale, è invece consentito e sempre più diffuso lasciarlo riposare nei propri giardini privati: all’ombra di un albero dove era solito scodinzolare, giocare, e dare la caccia alle lucertole. Una pratica che però non è così semplice nelle realtà urbane, dove di giardini privati la maggior parte della gente non ne ha, neppure di un metro quadro. Come si comportano, dunque, gli affezionati padroni di città? Spesso, quando il loro amico muore in qualche ambulatorio veterinario, lo prelevano e predispongono la «conservazione» secondo il gusto, il costume e il sentimento più disparati. Una soluzione frequente è la cremazione del caro Fido: oggi molte aziende ad hoc funzionano come vere e proprie «pompe funebri». Si sceglie una sorta di bara di dimensioni e materiali variabili; strano a pensarsi ma è proprio in quello scrigno così piccolo che, da oggi, riposerà il nostro enorme alano.
Chi non fruisse dei cimiteri per gli animali, in funzione ormai da più di dieci anni in Italia, ha la possibilità di depositare i resti del suo amico a quattro zampe in urne che, in qualche caso, si troveranno poi nei salotti dei propri appartamenti. Nei casi più estrosi, sui comò delle camere da letto. Cofanetti che saranno, per i padroni possono permetterselo, la cuccia d’oro o d’argento con la quale dialogare, e alla quale rivolgere sfoghi e preghiere che forse Fido non aveva mai sentito.

Probabili esuberanze che racchiudono il dolore di una perdita, un ricordo prezioso: l’illusione che gli occhietti vivaci e infiniti del nostro adorato animale siano lì, a scrutarci più sereni, pacifici, assolutori che mai.

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