da Milano
Negli anni Ottanta spesso Libia faceva rima con terrorismo. Nel Duemila i rapporti tra lItalia e il Paese nordafricano si sono evoluti e da Tripoli giunge solo terrorismo psicologico.
Rientrano infatti sotto questa definizione le dichiarazioni rese allagenzia di stampa libica Jana dal figlio del Colonnello Gheddafi, Saif El Islam: «Se Roberto Calderoli fosse riconfermato ministro, questa scelta avrebbe ripercussioni catastrofiche sui rapporti tra Italia e Libia». Lostilità dei Gheddafi nei confronti di Calderoli risale al febbraio 2006, quando lesibizione di una maglietta anti-islam da parte dellallora ministro leghista per le Riforme scatenò un putiferio. Non ancora sedato a distanza di oltre due anni.
Intervistato dal Tg1, Calderoli aveva mostrato in diretta una maglietta con uno dei disegni satirici pubblicati sul quotidiano danese Jyllands-Posten: vignette che irridevano Maometto e che causarono una vera e propria fatwa del mondo islamico nei confronti della Danimarca. In seguito al gesto di Calderoli, a Bengasi vi furono moti di protesta contro il consolato italiano in Libia e le forze dellordine aprirono il fuoco sui manifestanti, causando 11 morti e 25 feriti.
Quella strage ancora brucia, in Libia. E le voci che vogliono Calderoli («il vero assassino di Bengasi», secondo il figlio di Gheddafi) di nuovo ministro causano inquietudine sulle sponde meridionali del Mediterraneo. «La formazione del governo è un affare interno allItalia, ma la questione è grave», chiosa Saif.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.