Cè il vino, un classico, a dare soddisfazione al made in Italy da esportazione. Ma anche la grappa non molla: viaggia in ben 102 Paesi, mette insieme un fatturato complessivo di 36 milioni di euro. Se la Francia ha incrementato gli acquisti di grappa tricolore del 31%, il Regno Unito fa segnare un +38%, mentre la Russia addirittura un +136%. Nella patria della vodka le grappe italiane sono già entrate nei mercati più tradizionali di Mosca e San Pietroburgo ma è in Germania che è destinato più della metà dellintero export, quando invece solo in Italia si registra un calo dei consumi. Per le vendite in testa, appunto, cè la Germania, con il 50 per cento dellintero mercato ed un fatturato di 18 milioni di euro, seguita dal 15 per cento della Svizzera e dal 5 per cento dellAustria. La produzione è di circa 11 milioni di litri.
Interessante è anche il prezzo medio, che va dai 5 euro della Germania ai 20,6 euro del Giappone. Ma oggi la grappa è vista come un prodotto di prestigio e regalare o ricevere una confezione di grappa, ci sono bottiglie che arrivano anche a 50/60 euro, conferisce un valore aggiunto al regalo stesso. La preferenza è per il prodotto «in bottiglia», ma un terzo degli importatori acquista anche il prodotto «sfuso», generalmente da «tagliare» con acqueviti locali Per qualcuno si chiama Marc o Eau de Vie, per altri Grapa, Aguardente, Raki o brännvin. Per tutti è semplicemente grappa ovvero acquavite di vinacce, a forte gradazione alcolica. Giusto per accompagnare questo tipo di trend arriva il concorso «Spirito di vite» per premiare un prodotto che più di altri evidenzia il legame tra uomo e territorio.
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