Anche a Londra regna la «casta» Così i Lord truffano i contribuenti

Rimborsi senza controlli per pasti, taxi e hotel: in tutto 70mila euro l’anno

Finora la casta sembrava sedesse solo a Montecitorio o a Palazzo Madama. Invece anche a Westminster, fra i compassati membri di uno dei più antichi Parlamenti del mondo, nel tempio della democrazia, sembra ci siano molti che, in barba ai principi nobili della politica, anche di quella ereditaria, hanno trovato l’escamotage per gonfiare le proprie tasche ai danni dei contribuenti. La denuncia arriva dal Times e sotto accusa c’è una cerchia di per sé privilegiata, quella dei membri della Camera dei Lord, dove - fino a che non entrerà in vigore la nuova riforma (e i tempi non è detto che siano brevi) - siedono 732 membri non eletti, alcuni ereditari, altri vitalizi nominati dal sovrano su suggerimento del governo.
Non solo di questo privilegio avrebbero goduto finora i membri della Camera alta del Parlamento inglese. I pari, infatti, avrebbero approfittato finora di cospicui rimborsi spese - che vengono loro concessi per i pasti, i taxi e gli hotel, senza necessità di esibire ricevute - per portare a casa ogni giorno 300 sterline, senza pagare su quella cifra un penny di tasse. Di mezzo ci sono 48mila sterline l’anno, oltre settantamila euro, che centinaia di Lord incassano tax-free. Soldi che in qualche modo rappresenterebbero la garanzia di uno stipendio indiretto, considerato che i peers, a differenza dei membri della House of Commons, non percepiscono denaro per la loro attività. Sebbene l’incasso del massimo dell’indennità sia ormai consuetudine fra i lord, a seguito della denuncia del quotidiano londinese, un’inchiesta è stata aperta dal dipartimento autonomo per le entrate fiscali.
Che si tratti di abuso, il Times ha pochi dubbi: perché 359 dei 550 pari che chiedono la «diaria» - fino a 79 sterline al giorno per taxi e pasti - nel 95 per cento dei casi hanno chiesto il massimo. Stessa percentuale fra i 272 dei 406 lord che vivono fuori Londra e che ogni giorno incassano il massimo (160 sterline) per le notti passate in hotel a Londra. E così anche per i 338 lord su 514 che presentano richiesta di copertura per le spese d’ufficio: anche loro hanno raggiunto il 95% delle volte il tetto più alto di spesa.
Ogni volta che mettono piede a Westminster, insomma, i due terzi dei Lord chiedono di avere la cifra più cospicua prevista. A volte votano poco, ma si affrettano a chiedere i rimborsi. Come Lord Paul, amico fidato del premier Gordon Brown, che non è certo un poverello (la sua è una famiglia da un milione e mezzo di sterline), e che tra aprile 2006 e marzo 2007 ha votato 26 volte in 21 giorni dello stesso periodo, ma ha chiesto rimborsi per 137 giorni.
La casta, insomma, prolifera anche sulle sponde del Tamigi. Ma i lord ieri si sono difesi sostenendo che i rimborsi sono sacrosanti, anche se a volte vengono richiesti senza effettuare un calcolo preciso. La Contessa di Mar, per esempio, dopo 32 anni di attività: «Chiedo il massimo e ho sempre fatto così. Tutti lo fanno. È una procedura che non è mai cambiata e non ho mai ricevuto contestazioni». Ma la chiave di lettura più raffinata la offre lord Onslow, la cui famiglia siede a Westminster dal sedicesimo secolo.

Onslow sostiene che, anche se il sistema all’apparenza sembra sbagliato, questo sia l’unico modo per garantire una seconda Camera di qualità, ma poi aggiunge: «Si tratta di un compromesso all’inglese, travestito con quel po’ di ipocrisia, che in qualche modo funziona». Insomma: l’importante è salvare le apparenze.

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