I punti chiave
Nella personalità di Carlo XII di Svezia (1682-1718) si equivalevano due doti fondamentali per un sovrano della sua epoca: l’abilità politica e quella militare. Il Re fu uno dei protagonisti indiscussi della Grande Guerra del Nord (1700-1721), in cui si fronteggiarono la coalizione danese, russa e sassone e l’impero di Svezia per il controllo del Mar Baltico. Il conflitto provocò la fine dell’egemonia svedese tra le nazioni dell’Europa settentrionale, decretando l’ascesa della Russia. Durante la fase finale delle ostilità Carlo XII perse la vita. Apparentemente la sua fine fu quella di un Re, di un comandante che viene colpito sul campo di battaglia: un evento tragico, ma non inaspettato, date le circostanze. Secondo alcuni, invece, si sarebbe trattato di una messinscena studiata per celare un omicidio.
Politico stratega
Carlo XII di Svezia, discendeva da un ramo collaterale della dinastia Wittelsbach, la stessa dell’imperatrice Elisabetta di Baviera (Sissi). Fin da piccolo dimostrò una notevole intelligenza che venne coltivata attraverso lo studio delle lingue, della teologia e della matematica. La sua passione più grande, però, era l’arte militare, in particolare le strategie da adottare in caso di conflitto. Carlo, ci ricorda l’Enciclopedia Britannica, venne anche preparato al suo futuro ruolo di sovrano dal padre, Carlo XI, che gli mostrò da vicino come si governa un regno, consentendogli di partecipare alle riunioni del consiglio di Stato.
Il giovane principe ereditario ascese al trono troppo presto. Aveva solo 15 anni quando suo padre morì per un cancro allo stomaco, il 5 aprile 1697. Carlo venne incoronato a Stoccolma il 29 novembre di quello stesso anno. Non aveva potuto completare la sua istruzione. Era inesperto, ma non stupido, tantomeno manipolabile. Aveva un carattere piuttosto mite e prudente, ma nello stesso tempo era astuto, forte, per nulla impressionabile. Cosa ancora più importante, riusciva a mascherare sentimenti e opinioni dietro una maschera di apparente impassibilità.
Già dai primi anni di regno e nonostante la giovanissima età Carlo riuscì a imporre la sua volontà su ministri e consiglieri, dimostrando tenacia e una grande dedizione al lavoro. Nel marzo del 1700 iniziò la Grande Guerra del Nord. La Svezia venne aggredita a sorpresa da un’alleanza composta dalla Danimarca-Norvegia (il nemico storico della Svezia), dalla Russia di Pietro il Grande, dalla Sassonia e dalla Confederazione polacco-lituana. Tutti questi Paesi miravano alla conquista facile e veloce dei territori svedesi sul Baltico, contando sulla debolezza e l’inesperienza di un Re ragazzino.
Non avevano fatto i conti con Carlo XII, che era sì un ragazzo, ma esperto di tattiche militari, di politica e di diplomazia e per nulla intimorito dalla prospettiva di una guerra. Il sovrano di Svezia sapeva di non poter affrontare i suoi nemici tutti in una volta: sarebbe stato un vero e proprio suicidio. Così studiò diverse strategie per ogni Paese, delle singole guerre, diciamo così. Partì dall’odiata Danimarca, che riuscì a far capitolare. Poi si rivolse contro la Russia, ottenendo una prima vittoria nella Battaglia di Narva (novembre 1700). Fu la volta di Sassonia e Polonia, all’epoca governate da Federico Augusto I: un altro successo che portò addirittura alla deposizione (seppur temporanea) del sovrano sassone.
Contro la Russia
Nel 1708 Carlo XII ebbe l’infelice idea di marciare su Mosca. Non riuscì neppure ad avvicinarvisi. Dopo un fugace successo iniziò a inanellare una serie di sconfitte che lo costrinsero a ripiegare sull’Ucraina. Altra mossa sbagliata: Pietro il Grande, infatti, adottò la tattica micidiale della “terra bruciata”, cioè la distruzione sistematica di tutti i villaggi e, più in generale, delle risorse in modo che non finiscano nelle mani del nemico, rafforzandolo (i russi usarono questa stessa tecnica bellica sia contro Napoleone, nel 1812, sia, come Unione Sovietica, durante la Seconda Guerra Mondiale). A questo si aggiunse un inverno glaciale, uno dei più freddi degli ultimi anni, che decimò l’esercito di Carlo XII.
La battaglia che decretò la sconfitta della Svezia contro la Russia fu a Poltava, nel giugno 1709. In quel frangente l’impero svedese iniziò a crollare, mentre quello russo cominciò una fortunata ascesa. Il sovrano svedese venne perfino ferito a un piede e alla fine costretto a chiedere asilo all’impero ottomano. L’aiuto dei turchi, però, fu piuttosto ambiguo, in precario equilibrio tra un’accoglienza amichevole e una permanenza quasi forzata, seppur edulcorata da sfarzo e cortesia. Non si concretizzò mai in un vero aiuto militare a favore della Svezia. In ogni caso per Re Carlo non era sicuro cercare di rientrare in patria. Senza contare che doveva avere il tempo di riorganizzarsi.
Il periodo trascorso entro i confini dell’Impero Ottomano, dunque, fu una sorta di prigione, di esilio dorati. Carlo, ricorda il sito Heritage.History, prese la via del ritorno nel 1714, quando venne informato della possibilità di essere detronizzato, data la sua lunga assenza. Nel frattempo, però, i suoi nemici avevano riconquistato tutti territori persi nella prima fase della Grande Guerra del Nord e sottratto diversi territori alla Svezia, approfittando della lontananza del Re. Perfino Federico Augusto I era riuscito a riprendere il potere. Carlo XII voleva la sua rivalsa e decise di riprendere i combattimenti per salvare il suo impero. Una decisione che gli fu fatale.
La morte misteriosa
Nel 1718 Carlo XII si preparò a invadere la Norvegia, come riporta il sito History Today. Alle 21 del 30 novembre di quell’anno, mentre era intento a dirigere i lavori di scavo della trincea di fronte alla fortezza norvegese di Fredriksten, il sovrano venne colpito da un proiettile che entrò nella tempia sinistra e uscì da quella destra, uccidendolo all’istante. Per secoli gli studiosi si sono interrogati sull’identità dell’assassino, restringendo il campo a tre possibilità: un attentato da parte dei nemici, un colpo partito per sbaglio da una delle armi dei soldati del Re, oppure un intrigo di corte, ovvero un assassinio ben congegnato da alcune persone molto vicine a Carlo.
Le ricerche condotte sui resti del monarca svedese, in particolare gli esami svolti nel 1917, non hanno portato a una soluzione certa. Tuttavia sembra che molte persone volessero vedere morto il Re, soprattutto nella cerchia ristretta dei suoi parenti e dei suoi consiglieri. Molti, infatti, chiedevano la fine della guerra, ma Carlo sarebbe stato determinato a proseguirla a qualunque costo. In particolare i sospetti si concentrarono sul cognato del sovrano, Federico. Quest’ultimo era il marito di Ulrica Eleonora la Minore, la sorella di Carlo. Secondo le indiscrezioni Federico avrebbe fatto uccidere il Re in modo che la Corona di Svezia passasse nelle mani di sua moglie e, quindi, nelle sue, visto che il Re non aveva moglie né figli. Così accadde.
Ulrica Eleonora di Svezia regnò dal 1718 al 1720, quando abdicò in favore del marito, che divenne Federico I d’Assia-Kassel e governò fino al 1751. Non ci sono prove della presunta colpevolezza di Federico, sebbene la presa di potere di Ulrica Eleonora rappresenti un forte indizio. Ci sono, però, altri dettagli molto interessanti: lo Smithsonian Magazine sostiene che il giorno della morte di Carlo XII il cognato Federico avrebbe mostrato uno strano nervosismo. Potrebbe essere stata una coincidenza, ma secondo le testimonianze questo presunto stato di inquietudine sarebbe cessato subito dopo l’annuncio della scomparsa del sovrano.
Non solo: a commettere materialmente l’omicidio sarebbe stato André Sicre, il segretario di Federico. L’uomo avrebbe confessato durante il delirio provocato da una grave febbre, ma avrebbe ritrattato tutto una volta guarito. In circostanze simili è impossibile stabilire quale sia la verità. Lo scrittore, storico e architetto finlandese Carl O. Nordling (1919-2007), citato dallo Smithsonian Magazine, riportò un aneddoto piuttosto bizzarro: il 14 aprile 1720 il chirurgo di Carlo XII, Melchior Neumann, avrebbe scritto all’interno della copertina di un libro di aver sognato il Re agonizzante, posto sul tavolo preparato per l’imbalsamazione. A un tratto il monarca gli avrebbe afferrato la mano sinistra, rivelandogli di essere stato assassinato.
Naturalmente un sogno rimane il prodotto dell’inconscio e non può aiutarci a capire come andarono davvero le cose. Se, però, cambiamo prospettiva, questo strano particolare potrebbe tornare utile, avere un senso: forse Neumann era solo suggestionato dalle storie che circolavano sulla morte di Carlo, ma nessuno può garantirci che il sogno non fosse un escamotage per raccontare almeno una parte della verità o per indirizzare le indagini su un determinato percorso. Il chirurgo potrebbe aver scritto ciò che sapeva, di cui era venuto al corrente in qualche modo, scegliendo un espediente ambiguo, indiretto come il sogno, così da non esporsi troppo ai pericoli di una eventuale ritorsione.
Neumann, in effetti, non ha dichiarato nulla apertamente: ha scritto una nota su un libro, ovvero ha lasciato una traccia non immediatamente evidente, che deve essere cercata e, in più, ha riportato una versione dei fatti nascondendola dietro a una innocua, normale attività onirica, qualcosa di apparentemente evanescente e non verificabile. Purtroppo rimangono solo teorie difficili, quasi impossibili da dimostrare a distanza di secoli.
Se davvero la morte di Carlo XII fu il frutto di un intrigo politico, potremmo definirlo un delitto perfetto per l’astuzia con cui venne orchestrato ed eseguito, confondendolo tra le pieghe di un conflitto cruento. Oggi ci rimane l’eredità morale di un Re che amava la guerra sopra ogni cosa, coraggioso, forse a tratti anche incosciente, di certo freddo e implacabile sia nella vita, sia sul campo di battaglia.