Anche nel 2005 l’automobile ha fatto da traino

Luigi Cucchi

È tempo di bilanci anche per il mercato dell’auto. In Italia, nel 2005, le immatricolazioni dovrebbero aver raggiunto (oggi la Motorizzazione comunicherà il dato ufficiale di dicembre) quota 2,25 milioni di unità. Vi è stato un buon recupero, nonostante il vociare di tutte le Cassandre e l’andamento negativo delle vendite registrato nei primi mesi dell’anno. Dal 1990, le auto immatricolate sono oscillate tra 2,25 e 2,37 milioni, con un’unica punta di 2,417 milioni nel 2001. Lo scorso anno si è registrata una flessione del 4,94% nel primo semestre e un recupero del 4,02% nella seconda metà. Le importazioni rappresentano il 72,3% dell’intero mercato (72,29 nel 2004). Gli acquisti con pagamenti differiti (rateale, leasing, noleggio) sono in crescita e hanno toccato l’82% del totale (erano intorno al 50% nel ’94). Le uscite per l’auto (acquisto più gestione) hanno inciso nelle famiglie italiane per 155 miliardi, pari al 20% sul totale della spesa. Le vetture diesel che nel 1990 significavano il 7,8%, hanno raggiunto il 58,5%, di cui il 75,4% riguarda i modelli importati e il 24,6% quelli di produzione nazionale. In Europa l’incidenza dei veicoli a gasolio è passata dal 13,8% del 1990 al 48,7 del 2005. Negli ultimi quindici anni l’andamento delle nicchie si è progressivamente affermato fino a rappresentare il 29,1% dell’intero mercato italiano: mentre la vendita di fuoristrada è rimasta pressoché costante, si è dilatato lo spazio delle monovolume che sono sempre più apprezzate dall’automobilista italiano. Le station wagon che avevano toccato il 13,8% nel 2000 sono scese all’11 per cento. Le berline tradizionali, il 91,14% delle vendite totali nel 1990, sono crollate al 59,9% nel 2005. Il parco circolante è formato in Italia da 32,5 milioni di autoveicoli, di cui 7,5 milioni quelli ancora non catalizzati: 22,8 sono a benzina (70,2%), 8,2 milioni quelli diesel (25,2%), 1,15 milioni (3,5%) a benzina e Gpl e 327mila (3%) alimentati a benzina-metano. Nel mondo, durante il 2005, come ha ricordato Salvatore Pistola, presidente dell’Unione nazionale rappresentanti autoveicoli esteri (Unrae), nel corso del recente incontro con i media tenutosi a Milano, sono state vendute 52,5 milioni di auto, il 2,1% in più rispetto al 2004. I grandi mercati tradizionali hanno confermato i risultati raggiunti. Con 17 milioni di autovetture e di «light truck» gli Stati Uniti sono rimasti pressoché stabili (più 0,5%), come pure il Giappone con 5,3 milioni di veicoli e l’Europa occidentale con 14,5 milioni: sono mercati maturi, dove non si registrano grandi crescite. In Brasile, nei primi dieci mesi del 2005, sono state immatricolate 1,1 milioni di auto (più 6%) e 3,15 milioni in Cina (più 18%). Si stima che entro il 2030 la Cina diventerà il primo mercato al mondo in termini di veicoli prodotti, seguito al terzo posto dall’India, il cui mercato, dall’inizio dell’anno è cresciuto del 7 per cento. Anche in Russia, con 1,6 milioni di unità, il mercato è cresciuto del 5 per cento. In tutti questi Paesi l’automobile rappresenta ancora un sogno, un obiettivo da perseguire negli anni, in grado di offrire la mobilità personale. Nei Paesi occidentali si ha soprattutto un mercato di sostituzione. Per questo, anche nel 2006, l’Unrae prevede per l’Italia un mercato stabile, attorno a 2,25 milioni di unità. Ciononostante negli ultimi trent’anni nel nostro Paese il parco circolante di automobili è più che raddoppiato, mentre la rete delle strade extraurbane è cresciuta solo di 13mila chilometri (più 4%).

Il fisco italiano incassa dal settore delle quattro ruote 75 miliardi, ma ne restituisce in infrastrutture e servizi solo il 20%, contro il 35% degli altri Paesi europei.

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