Cronache

Anche Rifondazione in prima fila per le camicette nere

Anche Rifondazione  in prima fila per le camicette nere

Subito non si era capito. Un noto esponente di Rifondazione comunista come l'assessore comunale Bruno Pastorino era lì per guidare una pacifica protesta contro la decisione di Marta Vincenzi o per seguire diligentemente il dibattito?
La pattuglia dei carabinieri che vigilava di fronte all'hotel Bristol in via XX Settembre - dove ieri si è tenuto il tanto atteso incontro per la presentazione del libro «Camicette nere», organizzato dal circolo culturale «DestraDomani» - era sull'attenti. Ma c'è voluto poco per capire che nulla sarebbe successo. A sdrammatizzare l'attesa ci s'è messo anche l'ulivista Luca Borzani, ex assessore alla Cultura di Tursi, e pure lui lì per parlare di «camicette nere e voler capire se la differenza tra destra e sinistra è tutta questione di lingerie». E come se non bastasse poco dopo è arrivato anche Nicolò Scialfa, consigliere comunale di Rifondazione.
Ma Pastorino spiega: «In questo periodo di fondamentalismo per scongiurare gli scontri è necessario affrontare il dialogo». E pazienza se subito dopo precisa «che il fondamentalismo e la mancanza di dialogo regna soprattutto a Occidente». Per gli esponenti del centrosinistra ieri sono giunti solo applausi da una platea che vedeva al gran completo i vertici di Alleanza Nazionale e un centinaio di simpatizzanti storici della destra regionale e non solo. C'era il senatore Giorgio Bornacin, l’ex segretario provinciale Alfio Barbagallo, il capogruppo regionale Gianni Plinio. Non mancavano naturalmente le donne, protagoniste scontate dell'incontro, nato per ricordare tutti i profili di donne di destra descritte nel libro. Quelle «donne di lotta e di governo da Salò ad An». C'era anche naturalmente l'autrice Annalisa Terranova, giornalista del Secolo d'Italia, con Luisella Porta, dirigente locale di An. E non mancavano nemmeno donne di sinistra come Paola Tavella, storica femminista, e Marta Vincenzi, la signora sindaco pronta a un non scontatissimo «presente». Soprattutto dopo le dure critiche lanciate da noti esponenti di Rifondazione nostrani come Marco Nesci, Giacomo Conti ed Enrico Vesco.
Proprio per questo, nessuno riesce a fare a meno di sottolineare l'importanza dell'incontro: «Un'iniziava importante in una città come Genova - afferma orgoglioso Plinio - e per questo dobbiamo ringraziare tutti i partecipanti». Anche Massimiliano Lussana, caporedattore del Giornale e moderatore del dibattito, ricorda «che qualche anno fa non era stato facile invitare esponenti della sinistra per discutere di ancora scottanti temi storici». E poi come altri, tira le orecchie a chi questo dibattito non lo avrebbe voluto. Il senatore Bornacin è ancora più fiero: «Troverei assurdo che oggi mio nipote si scontrasse davanti a scuola con alcuni compagni per decisioni fatte dai loro nonni». L'autrice del libro non nasconde la soddisfazione per tutto quello che è ruotato intorno a questa giornata: «Un evento simbolico importante perché certe volte il significato di un gesto, come quello di essere qua oggi, va oltre le parole che si potrebbero dire». Marta Vincenzi applaude con parsimonia. Attenta. Pronta ad annuire per ogni segnale di distensione e reciproco riconoscimento tra persone di cultura e «fedi» politiche differenti. Più cauta quando vengono ricordati certi momenti di una storia che non condivide. La sua camicetta rigorosamente bianca è alquanto stretta. Pare più un soffocante corsetto, uno striminzito bustino pronto a contenere dichiarazioni che assai facilmente si sarebbero potute incendiare. Tanto che lo dice chiaramente: «Credo sia impossibile avere una memoria condivisa e ritengo che del resto non serva neppure» rassicurando i propri alleati. Poi però, apre al confronto come pochi altri esponenti di centrosinistra hanno fatto fino a oggi: «La storia dei vinti spesso è stata avvolta dal silenzio, da totale incomprensione. Noi dobbiamo riconoscere e comprendere le storie di uomini e donne di destra per riconoscerci reciprocamente e anche per ridar loro quella dignità personale che qualcuno ha fatto mancare a loro negli anni. Senza però guardare indietro». E proprio ridare voce e ricordare tutte quelle donne di destra mai troppo conosciute è lo scopo della Terranova. Che ha aperto anche a un grande interrogativo: «Potranno le donne di destra e sinistra difendere con maggiore leggerezza la nostra identità?».

Il dibattito è appena aperto.

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