Claudia Passa
da Roma
Il buongiorno sera visto dal mattino, con i facchini della presidenza del Consiglio piombati a via della Mercede per «sgomberare» gli uffici del dipartimento Antidroga. Ora che lo «spacchettamento» dei ministeri è cosa (quasi) fatta, che almeno due strutture di Palazzo Chigi sono destinate a scomparire, e che il conto alla rovescia per lapplicazione dello «spoil system» sta per scadere, fra il personale il clima si va facendo pesante, di pari passo con linfittirsi della corrispondenza tra i sindacati e i nuovi vertici.
A sentir mancare la terra sotto i piedi sono innanzi tutto i funzionari dei due dipartimenti destinati alla soppressione, lAntidroga e gli Italiani nel Mondo: sanno che le loro strutture verranno sciolte, ma non hanno idea di quando e dove saranno ricollocati. Non solo. Il fallito tentativo di sgombero degli uffici dellAntidroga sembra aver ingenerato nei dipendenti la sgradevole sensazione di essere considerati «oggetti di disturbo» e non servitori dello Stato, macchiati dal «peccato originale» di aver prestato servizio in un dipartimento voluto dal governo Berlusconi. Preoccupazioni che lincertezza per il futuro non contribuisce a fugare, nonostante un emendamento al decreto legge sul riassetto dei ministeri preveda lassegnazione «alle altre strutture della presidenza del Consiglio» del personale in servizio allAntidroga.
La questione, spiegano fonti sindacali, è concreta: mentre infatti con la conversione in legge del decreto sullo «spacchettamento» i dipartimenti interessati salvo colpi di scena saranno definitivamente sciolti, lorganizzazione delle nuove strutture (come i ministeri della Famiglia e dello Sport) sembrerebbe essere ancora in alto mare. E non è tutto. A impensierire è infatti anche il futuro assetto della dirigenza dei vari dipartimenti. Le richieste di incontro urgente al sottosegretario Enrico Letta e al segretario generale Carlo Malinconico si susseguono, e più di un rappresentante sindacale non nasconde che se entro la prossima settimana non dovessero arrivare risposte certe ovvero una mappa delle disponibilità dei servizi e criteri per lattribuzione la reazione sarebbe eclatante. Il timore diffuso è che la riorganizzazione delle strutture possa spalancare le porte allingresso di personale esterno allamministrazione, nonostante il segnale giudicato positivo di due nomine interne alle Risorse Umane e allUfficio Bilancio. «Sarebbe veramente grave scrive la Cisl a Malinconico rischiare di perdere professionalità presenti in Presidenza di indiscusso valore ed esperienza». A Letta, invece, la Cida-Unadis rammenta che «il programma dellUnione stigmatizza il ricorso abituale al conferimento di incarichi dirigenziali esterni in presenza di equivalenti professionalità interne, e le definisce fuori da ogni controllo e verifica». La Uil, dal canto suo, osserva che «la condizione di incertezza che si è venuta a determinare comporta uno stato dagitazione che si riflette su tutto il personale e di cui le organizzazioni sindacali si rendono interpreti, nellintento di tutelare oltre che i dirigenti interessati lintera struttura».
Ma a sparare a zero è soprattutto la «Federazione lavoratori pubblici e funzioni pubbliche», che in un durissimo documento intitolato «Lo spauracchio dello spoil system» evoca addirittura il timore di una «epurazione arbitraria del personale politicamente non allineato». «Le riforme tanto sbandierate dal nuovo governo si legge finiscono per avere quali destinatari quei poveri disgraziati che hanno come unico demerito quello di aver lavorato negli ultimi anni nellambito della Presidenza del Consiglio (...) e si risolvono in un toto-poltrone per i posti di vertice della nostra amministrazione (chiamato più finemente spoil system)».
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