da Milano
No alle scuole etniche o religiose, sì alle scuole private inserite nella società, che esercitano una funzione pubblica e si mettono al servizio della convivenza tra identità differenti. E ancora: sì al pluralismo, ma nel rispetto della legalità e della cultura condivisa. Così larcivescovo di Milano, Dionigi Tettamanzi, rivendica la funzione pubblica delle scuole cattoliche. Non entra direttamente nella polemica sulle scuole islamiche, ma è evidente che non le approva quando sono chiuse e impermeabili alla società e alle sue leggi. Il pensiero va alla scuola araba di via Quaranta, chiusa dal prefetto e rinata con pochi ritocchi (ma con lapprovazione del ministero dellIstruzione) in via Ventura.
Il monito del cardinale a evitare i particolarismi arriva durante il convegno su «La libertà di educare per crescere tutti», ospitato dallUniversità Cattolica di Milano. «Bisogna avere lintelligenza e la prudenza di evitare la frantumazione del corpo sociale attraverso la proliferazione di scuole private legate o addirittura espresse da identità etniche o religioni differenti», scandisce Tettamanzi guardando gli affreschi sacri dellaula magna. «I diritti degli individui e delle loro identità particolari devono infatti essere salvaguardati sempre nellottica della società». Forse, qui e ora, sembra proprio questo labisso che divide la gran parte delle scuole cattoliche da quelle islamiche.
La funzione delle scuole è pubblica ma «è inadeguato limitare la definizione di ciò che è pubblico a ciò che è statale». Così larcivescovo parla della scuola statale come «il naturale luogo dincontro tra i cittadini», con «un ruolo di primaria importanza per i processi dintegrazione sociale e culturale». Al contempo, Tettamanzi rivendica un simile riconoscimento per le scuole cattoliche che esprimono quella medesima funzione: «In linea con la legislazione vigente e sulla base di requisiti concordati e verificati, riteniamo che si debba dare un maggiore riconoscimento alla dimensione pubblica delle scuole cattoliche che svolgono un reale servizio nella società».
I numeri parlano chiaro sulla funzione pubblica delle scuole cattoliche. L11,6 per cento degli studenti frequenta una scuola paritaria, che per il 47,9 è rappresentata da istituti cattolici. Una percentuale che cresce molto nella scuola dinfanzia (39,1%) e che è particolarmente elevata in Lombardia (18,5% del totale, 58,2 nella scuola dinfanzia), dove tra laltro ben il 67 per cento delle scuole paritarie sono scuole cattoliche (un dato superiore di 20 punti alla media nazionale).
Anche Tettamanzi boccia le scuole islamiche
«Bisogna evitare la frantumazione sociale data dalla proliferazione di istituti privati legati o espressi da identità etniche o religiose»
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