Ancora violenze, Parigi proroga di tre mesi lo stato d’emergenza

Chirac in tv: intransigenza ma anche un servizio civile per i giovani

Ancora violenze, Parigi proroga  di tre mesi lo stato d’emergenza

Alberto Toscano

da Parigi

La Francia ufficiale è in evidente difficoltà di fronte all'incendio delle periferie urbane, che si è fatto meno intenso, ma che non si è affatto spento. L'atteggiamento di Jacques Chirac è la dimostrazione più chiara del disorientamento del Palazzo di fronte alla rivolta delle banlieue. Ieri mattina il presidente ha convocato un Consiglio dei ministri all'Eliseo (di solito si svolge il mercoledì, stavolta è stato anticipato di due giorni) e in questa occasione ha lui stesso proposto la proroga di tre mesi dello stato d'emergenza, in vigore da dieci giorni. È un provvedimento di indiscutibile gravità, che permette tra l'altro alla polizia di effettuare perquisizioni senza un mandato del magistrato e ai prefetti di stabilire il coprifuoco nei comuni di loro competenza (ieri è stata prorogata tale misura nell'area di Lione, sconvolta dagli incidenti dei giorni precedenti).
In serata Chirac si è materializzato sui teleschermi con un appello ufficiale alla nazione. Ha ribadito la priorità del ristabilimento dell'ordine pubblico, ma ha tenuto soprattutto a restituire speranza ai giovani delle banlieue urbane, insistendo sul fatto che dev'essere ristabilito il principio dell'«uguaglianza delle chance per i giovani». Principio che la gente delle periferie, dove a scuola non si impara nulla e dove la disoccupazione viaggia sul 50% della popolazione attiva, vive come una pura e semplice presa in giro.
Il discorso televisivo di Chirac, andato in onda alle 20, non ha contenuto alcun annuncio di rilievo, se non quello della creazione di un «volontariato civile», destinato a favorire la formazione dei giovani e al tempo stesso l'aiuto alle persone disagiate: nel 2007 saranno 50mila i membri di questo servizio civile su base volontaria, circostanza che contribuirà tra l'altro a mascherare il dramma della disoccupazione giovanile. Il tono di Chirac di fronte alle telecamere è stato quello di una Francia orgogliosa, che rifiuta l'autocritica di fronte a una rivolta giovanile senza capo né coda, cominciata il 27 ottobre e non ancora esauritasi. Il presidente promette inflessibilità di fronte al fenomeno dell'immigrazione clandestina (ma i giovani delle banlieue non sono clandestini e hanno quasi tutti la nazionalità francese) e dice che incontrerà i responsabili dei media per chieder loro di «esprimere meglio la realtà francese». L'atteggiamento delle autorità francesi, che tentano di condizionare i reportage della stampa nazionale e internazionale, sta provocando non poche critiche. Chirac ha infine rifiutato la logica della «discriminazione positiva» come strumento per favorire la lotta all'emarginazione. Il ministro dell'Interno Nicolas Sarkozy è notoriamente favorevole a quel metodo, ma Chirac lo ha pubblicamente smentito, pur senza farne il nome.
Sul terreno la situazione rimane tesa. Nella notte tra domenica e ieri 286 automobili sono state incendiate nell'insieme della Francia dalle bande di giovanissimi teppisti. Il ministero della Giustizia comunica che in venti giorni le persone fermate sono state 2.734, di cui 597 sono in prigione aspettando un processo o scontando una pena senza la condizionale. I poliziotti e gendarmi mobilitati per sedare l'ondata di teppismo sono 12mila. Tra loro c'è nuovamente l'agente che aveva infierito a calci e pugni contro un giovane fermato, senza accorgersi che le telecamere della Tv pubblica transalpina France 2 stavano riprendendo la scena. L'agente di polizia è stato arrestato, ma i suoi colleghi hanno aspramente protestato e adesso è tornato in libertà.
Ieri sera il Front national di Jean-Marie Le Pen ha organizzato una manifestazione al centro di Parigi per chiedere l'allontanamento degli «immigrati che non amano la Francia». Una definizione, questa, che include anche una parte degli immigrati regolari. Di qui le accuse di «xenofobia» rivolte al leader dell'estrema destra.

Ma lo stesso Sarkozy promette che gli immigrati - compresi quelli regolari - che abbiano compiuto gravi atti di teppismo verranno espulsi dal Paese perché «non meritano di restare in Francia». Di qui nuove polemiche, ma Sarkozy prosegue per la sua strada e i francesi vedono in lui l'uomo dell' «ordine a tutti i costi».

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