Politica

«È andata peggio delle peggiori previsioni»

Il segretario: «Abbiamo perso e anche pesantemente. Ma questo è l’unico Paese in cui esiste un quorum»

da Milano
Anche nel giorno della sconfitta - «Siamo mille chilometri lontano dalle peggiori previsioni dei sondaggisti più pessimisti» - Daniele Capezzone si conferma il Capezzone di sempre: diretto e sincero, capace di ammettere quello che nessun politico, «in questo strano Paese», ha mai il coraggio di ammettere. Ovvero: «Abbiamo perso. Abbiamo perso molto pesantemente. E ora dobbiamo fare una riflessione spietata, senza sconti». Non è però nelle corde del segretario dei radicali - di più, non è da radicale - autocompiacersi nel leccarsi le ferite. E infatti aggiunge che ora «bisogna anche riflettere a lungo» su quanto è successo.
In che senso, segretario?
«Nel senso che non sono affatto convinto che abbiano prevalso le ragioni degli astensionisti, così come non sono convinto che di colpo gli italiani si siano convinti delle tesi di Giovanardi e di Casini. Mentirei se lo dicessi. Che diamine! A settembre tutti i sondaggisti davano unanimemente il 70% degli italiani ostili verso questa legge. Qualcosa d’altro è successo».
E per lei cos’è successo?
«Qualcosa di più preoccupante. Ovvero un riflesso generalizzato di indifferenza e sfiducia di tanti onesti cittadini circa la loro possibilità di poter cambiare le cose con il proprio voto».
Un riflesso provocato da che cosa?
«Certamente da mesi di battibecchi, ma soprattutto da anni e anni di illegalità, di comportamenti discutibili della Corte Costituzionale, di tradimento del risultato dei referendum vinti in modo netto e chiaro, come quello sul maggioritario, di disinformazione “scientifica” da parte dei mezzi d’informazione. Alla fine il cittadino non accetta di continuare a fare il martire e dice “Sai che c’è? Io non vado a votare”».
Logorio dell’istituto referendario?
«Lo hanno strapazzato per anni fino a renderlo liso. E alla fine, strapazza e strapazza, la lacerazione viene fuori. Ma non dimentichiamoci di due cose importanti...».
Ovvero?
«Primo, che questo è l’unico Paese in cui esiste il quorum. E, secondo, che ci sono in giro troppi becchini frettolosi, tanto desiderosi di sottrarre questo istituto di democrazia diretta ai cittadini. Perché i partiti e i capifazione, non potendo controllarlo, lo odiano. Del resto lo ha confermato anche questa campagna referendaria, che i partiti li ha squassati dall’interno».
Capezzone, nel giorno della sconfitta c’è spazio per una parola buona?
«Certo, di stima e ammirazione per Gianfranco Fini, che non ha fatto il pesce in barile e ha avuto il coraggio di prendere una posizione chiara e netta.

Stima e ammirazione soprattutto adesso che attorno a lui vedo tante piccole manovre e nessun grande disegno».

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