Andiamo a convivere ma a casa di mamma

Andiamo a convivere ma a casa di mamma

Hanno fra 17 e 24 anni. Vanno a scuola, seguono i corsi all’università, in qualche caso lavorano. Come qualunque altro ragazzo della loro età. Eppure, in fatto di vita affettiva, ne sanno molto più dei loro coetanei. Perché, malgrado la giovane età, già convivono. Ma sotto il tetto di mamma e papà, che provvedono a riempire il frigo, stirare le camicie e pagare le bollette. In Francia le chiamano «bebe couples», in Italia «baby conviventi». Il fenomeno, cominciato qualche anno fa in Nord Europa, è esploso negli ultimi tempi nel resto del continente. Come dimostra un recente sondaggio promosso dal quotidiano francese Liberation. E, lentamente, sta prendendo piede anche in Italia, dove le giovani coppie conviventi sono sempre più numerose. Grazie alla complicità di mamma e papà. Protagonisti sono ragazzi come tutti gli altri, che però fin da giovanissimi sperimentano la vita di coppia, vivendo nella stessa casa proprio come gli adulti già sposati. Solo che la casa in questione la dividono con il resto della famiglia di uno dei due: genitori, fratelli e sorelle.
Come evidenzia la ricerca condotta in Francia, sembra che siano proprio i genitori a preferire questa soluzione, perché - dicono - è meglio che i ragazzi si incontrino in casa piuttosto che in macchina o in altri luoghi a rischio. E loro, i giovani innamorati, non fanno complimenti. Emerge così che il 57 per cento dei ragazzi dichiara di avere normalmente rapporti sessuali mentre i genitori sono presenti in casa, mentre il 43 per cento ammette di usare la macchina di mamma e papà.
Il fenomeno è abbastanza generalizzato, anche se secondo gli esperti è più radicato all’interno delle famiglie separate o monoparentali. Sono, infatti, i figli dei genitori divorziati a vivere la propria vita sentimentale in modo più esclusivo e precoce. Spinti dal bisogno di trovare nel partner la sicurezza e i punti di riferimento che spesso il nucleo di origine non riesce a fornire.
Ma cosa spinge i ragazzi a restare in casa, seppure insieme? Il 31 per cento lo fa per scelta e per il desiderio di fare coppia fissa malgrado la giovane età, il 34 per cento per poter terminare gli studi senza assumersi ulteriori responsabilità. Ma c’è anche un 40 per cento non lascia la casa natale per motivi economici, in particolare per il costo eccessivo degli affitti (26 per cento) o perché ancora non ha un lavoro fisso (21 per cento). Tutti sono accomunati dalla fretta di consumare esperienze ed emozioni.
Secondo una recente indagine condotta dall’Associazione italiana per l’educazione demografica (Aied), l’età media del primo rapporto sessuale è, infatti, intorno ai 16 anni. Rapporto che nella maggior parte dei casi si consuma proprio sotto il tetto dei genitori.

A confermarlo è il rapporto della Società italiana di ginecologia e ostetricia (Sigo), secondo il quale il 31 per cento dei giovanissimi consuma il primo rapporto a casa del partner, il 26 per cento a casa propria, il 19 per cento in macchina, l’11 per cento all’aperto e il 10 per cento a scuola. Malgrado la vita a due, le baby coppie rischiano però di rimanere sole. La convivenza le fa sentire adulte. Al punto da chiudersi in se stesse ed escludere i vecchi amici ancora single.

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