Va diretta sullostacolo, come è abituata a fare in pedana. «Il boicottaggio oltre che un errore è anche uningiustizia. Poi mi chiedo: scoprono adesso che le Olimpiadi sono state assegnate alla Cina». Antonietta Di Martino ha le idee chiare e nessuna voglia di fuggire. Ventinove anni, di Cava dei Tirreni, è la nostra numero uno nel salto in alto, lultima erede di Sara Simeoni «che è anche il mio unico mito». Lanno scorso ha conquistato la medaglia dargento ai mondiali di atletica di Osaka con 2.03 che è anche il record italiano. E a Pechino ci vuole andare con tutte le sue forze: «Una volta erano le guerre che si fermavano per far disputare i Giochi, adesso non vedo perché deve essere il contrario. Boicottare le Olimpiadi non aiuta i popoli e non ripara le ingiustizie, è il tempo che cambia il mondo non le fughe».
Ma cè anche dellaltro: «Sono anni che viaggio, anni che partecipo a manifestazioni sportive in ogni angolo di mondo. Ovunque ci sono problemi, discriminazioni, conflitti, ingiustizie. Ma non per questo ci rifiutiamo di andarci. Perché lo sport ha sempre avvicinato i popoli e riunito genti di ogni razza e di ogni credo. Ecco, credo che farebbe bene anche alla Cina aprirsi finalmente al mondo, credo che le Olimpiadi possano essere la loro porta dingresso nel futuro».
Antonietta è già stata in Cina per le Universiadi, sette anni fa e cè un ricordo che porterà sempre nel cuore: «La Muraglia cinese, la cosa più bella che abbia visto in vita mia». Ma ricorda anche i mille occhi che seguivano gli atleti in ogni loro spostamento. «I controlli erano severi, eravamo scortate in ogni nostro movimento, nessuno poteva entrare al villaggio e se dimenticavi il pass ti accompagnavano fino alle camere, anche per verificare se tu eri quello che dicevi di essere.
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