Michele Perla
Negli ambienti sportivi sono in molti quelli che ormai li definiscono come gli «angeli dello stadio». Silenziosi, preparati, capaci ma soprattutto attrezzati per salvarti la vita in tempo reale. Ogni domenica vigilano sulle decine di migliaia di spettatori di San Siro dove, pochi lo sanno, di fatto opera un vero e proprio ospedale, organizzato per tutte le emergenze sanitarie. Sette posti di primo intervento, attrezzati con defibrillatore portatile ed altro materiale per la rianimazione cardiopolmonare; un centro mobile di rianimazione e 4 ambulanze di tipo A (quelle munite di apparecchiature per lemergenza). Vi sono poi un responsabile sanitario dellazienda ospedaliera che cura tutta lorganizzazione, un coordinatore infermieristico, un camice bianco coordinatore dellevento sportivo. E con loro altri otto medici, di cui 4 specialisti rianimatori (uno in campo) e altrettanti sportivi. Delléquipe fanno parte 11 infermieri di area critica, 28 squadre sanitarie composte da 4 elementi ciascuna, nonché 12 soccorritori delle ambulanze. Un totale di 145 unità, quanto lorganico di un piccolo ospedale di provincia. Una macchina organizzativa complessa che dallo scorso anno, per convenzione, viene affidata allAzienda Ospedaliera Salvini di Garbagnate Milanese, una delle più preparate in materia, che ne ha curato il progetto.
«Le due squadre milanesi, Inter e Milan, avevano già un servizio in tono ridotto per la gestione delle urgenze e le emergenze ha spiegato Giovanni Michiara, direttore dellospedale Salvini -. Abbiamo studiato un nuovo modello, oggi al vaglio dei Ministeri competenti, che potrebbe essere di riferimento per tutti gli stadi italiani. È stato accettato e quindi con la convenzione stipulata lo scorso anno e rinnovata per la stagione in corso, ci siamo occupati di formare il personale, gli stewards, prendendo in carico il complesso apparato che sovrintende, dal punto di vista sanitario, alla sicurezza degli spettatori dello stadio».
Un servizio che insieme al personale specializzato mette in campo sofisticate apparecchiature avvalendosi anche della telemedicina. «È un servizio di altissimo livello che per legge non è obbligatorio ma che le due squadre ci tengono a fornire per alzare gli standard di sicurezza a favore di chi va allo stadio» sottolinea Michiara. La gestione delle urgenze e delle emergenze sanitarie ad Inter e Milan, esclusa la spesa per le Croci, costa allincirca 700mila euro a stagione calcistica, anche se lAzienda Ospedaliera Salvini che se ne fa carico non ottiene guadagni, ma solo la copertura dei costi. «Certo, salvare un vita, come tante volte è accaduto, non ha prezzo ribadisce il direttore -; ma sono scelte e costi aggiuntivi che danno merito alle due squadre calcistiche milanesi». Tutti gli operatori del singolare ospedale «da campo», si attengono negli interventi a un protocollo studiato dallospedale di Garbagnate Milanese nei minimi particolari e sperimentato con successo. Una macchina ben oleata che risolve già nello stadio buona parte dei problemi che si trova ad affrontare. «Il personale è super attrezzato, aggiornato e preparato per ogni evenienza anche per le evacuazioni dice ancora Michiara -; noi infatti forniamo un servizio pre, durante e post partita». Per meglio comprendere limportanza della gestione delle urgenze sanitarie nello stadio di San Siro, ancora prima dei numeri occorre comprendere il vasto campionario delle patologie. Che vanno dallinfarto alle crisi anginose, dagli ictus cerebrali alle crisi epilettiche, da quelle asmatiche agli shock anafilattici. Senza contare patologie gastroenteriche, coliche addominali, ferite lacero contuse, da taglio e traumi contusivi e distortivi. Poi ci sono i numeri delle statistiche. Nel corso dei campionati 1990-2002, periodo in cui a San Siro si sono contati più di trenta milioni di spettatori, sono state praticate nello stadio Meazza 9.137 terapie, di cui 3.487 chirurgiche e 5.650 mediche. Il 40,44 per cento degli interventi sanitari si è registrato prima della partita, il 46,25 per cento durante ed il 13,31 per cento dopo.
Su 13 arresti cardiocircolatori, è sopravvissuto il 46 per cento degli infartuati. «Alla luce di questi numeri per la nostra Azienda Ospedaliera che ha ricevuto il delicato incarico dalle due squadre, è stato necessario mettere a punto nuovi modelli di intervento sempre più efficienti - ha concluso Giovanni Michiara -.
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