Andrea Fanì
La ragazza ha occhi chiarissimi, capelli biondi, una tavola sotto il braccio. Ha quasi ventidue anni (li compirà il 24 gennaio) e un visino perfetto per le copertine delle riviste patinate. In testa un cappellino di lana, che spesso tiene su anche al coperto. La ragazza si chiama Anne Flore, di cognome Marxer. Sul passaporto non c'è più spazio per scrivere altre nazionalità: francese (da parte di madre), del Liechtenstein (da parte di padre), svizzera (da parte sua, perché vive a Losanna fin da piccolissima).
Ha imparato ad amare la neve dalla nascita. Suo padre era nazionale del Liechtenstein, finì diciottesimo nello slalom olimpico di Sapporo, Giochi del 1972. Solo che amare la neve e la montagna non vuol dire amare necessariamente lo sci. Infatti lei «piega» per lo snowboard. Gli esordi non sono brillantissimi. Alla prima gara della carriera finisce ottava. L'elenco degli iscritti rivela che i concorrenti erano otto. Ultima, però con il sorriso sulle labbra.
Si dedica al freestyle e diventa professionista nel 2002. Arriva in Coppa del Mondo, vince di rado, più spesso si piazza. È ai vertici, non è la numero uno assoluta. A Torino, Olimpiade 2006, sarà in gara. Non basta: sarà uno dei personaggi della specialità. La specialità in questione è, ad esempio, saltare con lo snowboard sopra i corrimano metallici piazzati in quella che per le regole di questo sport è la pista. Ecco perché lo chiamano freestyle, perché puoi davvero fare quello che vuoi, in stile libero.
Gli incalliti della tavola da neve dicono che è espressione di libertà, creatività, voglia di uscire dagli schemi. Gli amanti dello sport canonico storcono il naso, i ragazzini ne vanno pazzi. Lo snowboard con gli anni ha invaso l'Europa. Anche grazie ad Anne Flore, che con il suo visino da rivista patinata è diventata una delle testimonial più richieste sul mercato. Se non è la numero uno assoluta in pista, lo è nel marketing e nella promozione pubblicitaria. Il marchio leader nella fabbricazione di tavole da neve l'ha messa sotto contratto. Ha scelto Anne Flore perché fa colpo, non perché sia la più forte. È quasi la stessa cosa capitata nel tennis con la russa Anna Kournikova. Vincere manco a parlarne, ma il suo volto è diventato uno spot per tutto il movimento (e per le aziende produttrici di materiale sportivo soprattutto).
Anne Flore ama la musica anni '80, ascolta il genere hip-hop (secondo i dettami della dottrina del freestyler), usa un linguaggio informale. E vive così la sua vita da «Kournikova» delle nevi. Perché anche lei tira più per l'estetica che per il talento puro: «È molto bello finire sulle copertine, ma non mi sento una diva. Il fatto è che fino a quattro anni fa ero la classica teenager scontrosa e bruttina. Poi sono cresciuta». Conclusione: «Ora mi piace piacere».
Già, le piace piacere. Nulla di male, nulla di sbagliato nell'era dello sport che è prima di tutto un business. Anche l'Olimpiade - non tutta certo, ma una parte di essa - si trasforma in una maxi vetrina per l'esposizione. Dove la Marxer sta a meraviglia. Questa biondina - che «il film preferito? Dirty Dancing» e «il libro preferito? Il piccolo principe» - cavalca l'onda della notorietà come le gobbe di neve in gara: «Se potessi essere qualcuno di famoso... vorrei essere me stessa. Quando sarò famosa». Certo che oltre alla faccia, ha pure le risposte da copertina.
Che vi piaccia o no, Anne Flore è una diva. Che ci piaccia o no, anche questo è Olimpiade.
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