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Annega il suo bebè nella vasca «Arrestata» dal marito carabiniere

VeronaHa ammazzato il figlio, annegandolo nella vasca da bagno. Ha tenuto sott’acqua quel «bambolotto», nato appena un mese fa, fino ha quando non ha visto che non si muoveva più. Poi l’ha lasciato lì, a galleggiare come un giocattolo rotto.
«Era un po’ depressa», dice sconsolato e laconico il medico di famiglia. «Niente di patologico, anche se qualche segnale di questa depressione c’era». Ma era protetta Cinzia Baldo, 39 anni, da tanti parenti, da tutti i vicini di casa che cercavano di starle vicino, di aiutarla in quella sua casa ordinata e pulita. E che ieri erano lì a piangere e a chiedersi il perché di un dramma tanto grande.
La tragedia si è consumata a Vestenanova, un paese della Val d’Alpone, un borgo dove tutti si conoscono e dove un problema, soprattutto se psichico potrebbe essere considerato una cosa da nascondere, da tacere.
Ma c’era il segnale di questo malessere che aveva colpito Cinzia, insegnante in una scuola materna privata, a Vestenanova. La donna, moglie di Nicola Cerato, brigadiere dei carabinieri in una stazione in provincia di Vicenza, ha anche un’altra figlia di sei anni che frequenta la prima elementare. Lei ieri mattina quando nella casa a tre piani che aveva visto crescere tutti i Cerato si consumava la tragedia, era a scuola.
Erano circa le 9 quando mamma Cinzia dopo aver terminato di dare il biberon a Mattia ha messo il piccolo nella vasca da bagno. E poi la sua mente è andata in corto circuito. Quando il marito Nicola, poco dopo è rientrato a casa dopo essere stato dal barbiere, ha trovato il corpicino di suo figlio esanime. Ci ha provato il sott’ufficiale a tentare di rianimarlo, con la respirazione bocca a bocca, con un massaggio cardiaco. Ma non c’è stato nulla da fare. L’uomo ha chiamato il 118, sul posto è arrivato un elicottero ma Mattia era già «volato» via.
«Adesso mi portano via, adesso mi portano via. Perché l’ho fatto?», continuava a ripetere come un’ossessa l’infanticida mentre i carabinieri, i colleghi del marito, la accompagnavano in ospedale a San Bonifacio. Nessun dubbio su cosa fosse accaduto. Poi il magistrato ha deciso di arrestarla: ora è piantonata a vista in ospedale con l’accusa di omicidio volontario.
Nelle prossime ore verrà interrogata: «Preferisco sentirla quando la situazione sarà più tranquilla», ha detto il magistrato che stamattina conferirà l’incarico per l’autopsia sul cadavere del bambino che è stato portato nell’istituto di medicina legale di Verona.
Anche il marito è stato sentito dai colleghi. Cinzia era un po’ depressa, per questo lui le stava il più vicino possibile. In questi giorni era in congedo anche per quello.

Ma niente lasciava supporre che arrivasse a compiere un gesto tanto grave.
Adesso spetta a papà Nicola spiegare all’altra figlia come mai mamma e Mattia non ci sono più. E anche se ad affrontare situazioni analoghe, per lavoro, è abituato, questa sarà la sua «missione» più ardua.

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