Anni Cinquanta Quando il Pci Sotgiu portava la moglie a caccia di gigolò

Negli anni Cinquanta fece scalpore la storia di Giuseppe Sotgiu, all’epoca presidente comunista della Provincia di Roma accusato di aver fatto prostituire la moglie. Siamo negli anni dello scandalo Wilma Montesi, la ragazza morta in circostanze misteriose sulla spiaggia di Torvaianica. Secondo un articolo del giornalista Silvano Muto, direttore di «Attualità» la ragazza sarebbe morta dopo un’orgia. Salta fuori il nome di Piero Piccioni, fidanzato di Alida Valli e figlio del ministro Dc Attilio, ma in seguito venne scagionato. Lo scandalo travolge tutti, anche Muto. Che sceglie come difensore l’avvocato Sotgiu, considerato come tutti i comunisti dell’epoca un «moralizzatore dei costumi». Peccato che, dopo un appostamento di alcuni giornalisti di «Momento Sera», si scoprì che Sotgiu entrava in una casa d’appuntamenti assieme alla moglie.

Per farla incontrare con un giovane gigolò a pagamento poco più che ventenne (e dunque per l’epoca minorenne) e assistere alle loro esibizioni erotiche. I giornali dell’epoca li definirono «I proletari dell’amore proibito» e «Gli amanti per interposta persona». Sotgiu si dimise, uscì dal Pci e venne processato per induzione alla prostituzione. Ma venne assolto.

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