Da anni la donna uccisa era bersaglio del genero

Intanto l’uomo, un gigante di 120 chili, non parla. Oggi l’autopsia

Si è chiuso in un ostinato mutismo, rifiutandosi di rispondere anche quando ha capito che sarebbe stato arrestato. Francesco Palmisano, 31, ha allungato docilmente i polsi alle manette per essere portato a San Vittore con l’accusa di aver ammazzato a botte la suocera, Fabia Claudia Benedetti, pensionata di 50 anni, con cui divideva l’appartamento insieme alla moglie e ai figli di 20 mesi e 4 anni.
È l’epilogo di un lungo calvario a cui la vittima era sottoposta da quando la figlia Claudia, 25 anni aveva sposato quell’uomo. Anzi omone, grande e grosso, almeno 120 chili di rabbia e violenza, sempre pronto a sfogarsi sul primo gli capitasse a tiro. Un vicino inopportuno, un passante che guardasse, qualche volta anche la povera moglie. Ma sembra che il suo bersaglio preferito fosse proprio la suocera picchiata praticamente tutti i giorni. Con lei immobile a prendersi scariche di calci e pugni.
Tutti si erano ritrovati a vivere in un bilocale al primo piano di via Lomazzo 28 a Chinatown. Fabia Claudia Benedetti aveva infatti sposato a metà degli anni 70 un uomo di vent’anni più vecchio di lei, ma con un discreto gruzzoletto, investito in immobili. L’uomo poi muore lasciando tutto alla moglie e alla figlia che nel frattempo si è sposata con Palmisano. La coppia inizialmente va a vivere in un appartamento a pochi metri da dove si è sistemata la vittima. Poi il genero, praticamente disoccupato come la moglie, prende in mano la gestione del patrimonio e nel giro di poco tempo sono costretti a vendere tutto fuorché la casa di via Lomazzo.
Mercoledì mattina alle 10.30 l’epilogo del dramma. La figlia chiama il 118 dicendo che la madre sta male. Arrivano i medici e la trovano agonizzante. Poi notano le vistose ecchimosi su tutto il corpo. Avvertono i carabinieri che portano in caserma i coniugi.

Lui appena capisce di essere sospettato di omicidio si chiude in un ostinato mutismo. Lei è terrorizzata, non vuole ammettere nulla. Ma i carabinieri raggiungono la certezza che l’ultimo selvaggio pestaggio sia avvenuto proprio poco prima del «malore» della povera donna e arrestano il genero.

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