Cronache

Un anno di arte e anonimato

Un anno di arte e anonimato

Erika Falone

Ogni redazione riceve giornalmente una quantità incalcolabile di lettere, letterine, pacchetti.
C'è il lettore che fa i complimenti, quello che si lamenta. Chi suggerisce uno spunto per una notizia, chi racconta la sua storia.
Ma per raccontare una storia, non sempre servono le parole. Il Giornale ha un lettore (?), ammiratore (?), speciale. Che racconta la sua storia a modo suo. Da più di un anno A. R. spedisce lettere alla nostra redazione.
Lettere dapprima anonime, poi siglate e, solo da poco, firmate per intero con tanto di indirizzo a cui «restituire in caso di mancato recapito».
Aprire quella busta, spesso molto pesante, è sempre un'incognita. Prima poesie, con soggetti diversi, apparentemente senza un filo conduttore che le unisca in una qualche raccolta tematica.
Mai un saluto, due righe in più che potessero spiegare la scelta di questi invii. Che si sono fatti sempre più frequenti, fino a diventare anche di più buste al giorno. Perché spendere tanti soldi in francobolli per non lasciare poi nessuna traccia di sé. Si è pensato a una provocazione. Gli artisti, si sa, le provano tutte per sfondare. Ma A. R. non ha mai risposto agli inviti a raccontare qualcosa in più su se stesso, sulla sua arte. Solo una volta, al telefono, ha detto «No, grazie». Apparire sul giornale, evidentemente, non era nei suoi piani.
Ma gli invii non si sono esauriti. Anzi, dalla poesia è passato alla filosofia. Difficile condensare in poche righe la quantità di scritti. Che da un certo momento in poi l'autore stesso ha iniziato a numerare, come se, in camera sua stesse costruendo un archivio personale. Dalla filosofia alla politica, passando per teoremi matematici e fisici, indubbiamente discutibili, ma che quanto meno mostrano una personalità eccentrica. Un artista a tutto tondo.
Sì. Perché i pacchi si sono fatti sempre più grandi, fino a contenere interi blocchi da disegno dipinti a olio. Tutti dipinti astratti. Colori forti, vivaci e pennellate energiche, istintive. Con svolgimento verticale, a ricordare i lavori di Jackson Pollok. Cinque, sei blocchi.
Dopo un periodo di silenzio, il nostro è tornato a farsi «sentire» con una ventina di floppy disc con decine di immagini digitali modificate. Quello che è certo, è che A.R. ha la tendenza a riproporre più volte lo stesso soggetto (questo vale sia per la computer grafica che per i disegni a olio) variandone però alcuni particolari. Magari il colore di un oggetto, o la posizione di questo all'interno della composizione.
L'invito a uscire allo scoperto viene rinnovato con una lettera. Che non ottiene risposta alcuna. Se non l'invio di altri lavori a olio, di altri scritti di natura politica.
Ma l'eclettico personaggio misterioso non si accontenta mai, cerca sempre di superarsi, di cimentarsi con tecniche nuove. Così, fra un componimento lirico e l'altro, ecco giungere dei blocchi da disegno (anche qui siamo sulla decina) con degli «studi»: schizzi estemporanei che di solito rappresentano il lavoro preparatorio di un pittore. Nature morte, essenzialmente grappoli d'uva e bottiglie, anche qualche veduta appena abbozzata. Soggetti ripetuti all'infinito sulla carta. Sembrerebbe penna, potrebbe anche essere un sottile pennarello. Niente ombre, niente chiaroscuro né colore. Solo schizzi. Anzi, per dirla a modo suo, «studi».
Ma come per ogni iter artistico che si rispetti, è arrivato al confronto con la tela, da pochi giorni.
E qui il mistero si infittisce. Abbandonate le poste e i francobolli, i quadri vengono portati direttamente in redazione da qualcuno che suona alla porta, molla il pacco e scompare. Non si è ancora riusciti a capire se si tratti di lui o un suo «postino» di fiducia.
Insomma, dopo un anno in cui quotidianamente in redazione viene recapitato qualcosa da A.R. - e se questo non accade per qualche giorno ci si preoccupa quasi - non sappiamo ancora di chi stiamo parlando. Potrebbe trattarsi di un timido artista in erba che non crede nelle proprie capacità e si ripara nell'anonimato. O di un burlone in vena di scherzi, che si diverte a saturare la cassetta della posta della redazione o che provoca per vedere fin dove siamo disposti a inseguirlo.


O semplicemente potrebbe trattarsi di qualcuno che ha scelto di raccontarsi in un modo decisamente originale - e dispendioso, considerando un anno di francobolli.

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