Antonio Caron: un giallista svela i misteri dell’italiano

Antonio Caron: un giallista svela i misteri dell’italiano

(...) minilezioni di grammatica dispensate via e-mail. «Con la scrittura - spiega Caron -, ho avuto e ho un rapporto stretto e prolungato, prima come giornalista adesso in veste di romanziere narratore. Salvo accorgermi, dopo decenni, che l’italiano lo conoscevo bene... fino a un certo punto». Così, intensificando la lettura di dizionari di sinonimi e contrari e vari manuali di autori esperti in materia, sono nati questi appunti di buon uso della lingua italiana che sono presto diventati un piacevole scambio tra Caron e un vasto giro di conoscenze, allargabili a tutti come lo consente solo Internet. Unica caratteristica: occorre amare l’italiano tanto da non volerlo piegare a abusi che, tuttavia, sono piuttosto comuni. Tanto che le perline, vere vitamine rinforzanti per una scrittura zoppicante sono diventate terreno di confronto tra molti internauti. Comincia Erika: «Mi sono spesso chiesta se fosse indifferente usare famigliare o familiare... Dizionario! Famigliare: aggettivo e sostantivo. Familiare: soltanto aggettivo». Risponde Caron: «Famigliare in senso di famiglia (i famigliari sono stati avvertiti); familiare (vedi Zingarelli) per consueto, affabile, semplice. Se c’è qualcuno che ha idee migliori si faccia avanti».
Così si prosegue con la differenza tra forfait, forfeit e forfè. «Titolo di giornale: Camilla ha dato forfait alla commemorazione di Diana - si legge in un’altra perlina -. Il significato dovrebbe essere: Camilla non s’è fatta vedere... Altro modo di dire: per il pagamento abbiamo fatto un forfait (cifra tutto compreso). Tra forfait (francese) e forfeit (inglese) nel nostro linguaggio corrente si tendo ormai a non fare differenza, anche se a Londra forfeit ha principalmente significato di penalità per aver fatto qualcosa di illegale o di sbagliato. I vocabolari italiani ammettono forfé con accento grave come adattamento di forfait: forse è meno elegante, ma almeno ce la caviamo con poco». Poi si passa al chiedere e domandare, il primo per ottenere il secondo per sapere, al congiuntivo che sta meglio con i verbi di incertezza (pensavo che facessi) mentre l’indicativo va con i verbi di certezza (sono certo che sei arrivato). E vogliamo chiarirci una volta per tutte le idee su come si usano affatto e assolutamente? Caron risponde all’amico Maurizio: «se dipendesse da me assolutamente e estremamente li cancellerie dal vocabolario... tornando al quesito assolutamente per avere senso deve essere accompagnato da un sì o da un no. Affatto vuol dire del tutto: se non c’è un niente che preceda non è negazione, ma una non risposta. Linguaggio ideale per i politici...».
E c’è chi, fra i destinatari delle perline grammaticali, domanda a Caron se a fare l’Accademia della Crusca non gli abbia dato di volta il cervello. «Rispondo che non è necessario essere accademici per padroneggiare la lingua - dice Caron - L’italiano è infatti ferro del mestiere per giornalisti, pubblicitari, traduttori, compilatori (preziosissimi) di istruzioni per il corretto uso delle apparecchiature; per altri, pensiamo a scrittori, poeti, parolieri, autori di testi teatrali, è materia prima per esprimere la loro creatività. In tempi di multiculturalismo come quelli che stiamo vivendo, ciascuno di noi, anche se non se ne rende conto, è nel suo piccolo un insegnante di come di scrive e si parla: ovviamente in italiano. Cerchiamo quindi di valorizzare il diploma che ci troviamo in tasca». Lo scrittore, che non intende attirarsi antipatie, precisa di non voler assumere «mai atteggiamenti saccenti o professorali. Non cito paroloni come ad esempio paratassi, ipotassi, asinteto e così via, a ogni affermazione unisco un esempio, non lascio mai il lettore nel vago o nel dubbio sintattico».


Chi dovesse entrare nel «giro» delle perline grammaticali di Caron ne sia contento. Anche questo fa parte del mondo di Internet dove esistono «buoni samaritani» che mettono le proprie conoscenze al servizio di altri. Gratis. E non è poco se a starne bene è l’italiano.

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