Politica

Antonveneta: Bpi pensa a una via d’uscita e rinuncia al ricorso contro la Consob

A Palazzo Koch l’incontro tra i manager della banca lombarda e i funzionari della Vigilanza

Felice Manti

da Milano

Banca popolare italiana è pronta a chiamarsi fuori dalla battaglia, già ampiamente compromessa, per conquistare Banca Antonveneta. La banca padovana è sempre più vicina a Abn Amro, che può contare su una partecipazione azionaria del 29,9% e su un cda espressione degli olandesi.
L’ormai ex amministratore delegato di Bpi, Gianpiero Fiorani, sotto inchiesta per aggiotaggio ed esautorato delle sue funzioni manageriali dalla decisione del gip milanese Clementina Forleo, è stato sostituito al comando della banca lombarda dal vicepresidente Giorgio Olmo, nominato dal cda dell’ex Lodi riunitosi nella notte tra martedì e mercoledì.
Le prime mosse del nuovo numero uno lodigiano non si sono fatte attendere: Bpi ha deciso di rinunciare alla richiesta di sospensiva presso il Tar delle delibere Consob, che hanno bloccato per 90 giorni le offerte su Antonveneta, in contanti e azioni, presentate della banca lombarda.
L’obiettivo è evitare che Bankitalia intraprenda la strada del commissariamento di Bpi, ipotesi ventilata nei giorni scorsi. Un primo passo in questa direzione è arrivato ieri, dopo l’incontro tecnico che tra i vertici della Banca popolare italiana e i legali della Banca d’Italia. All’incontro, che si è svolto nella sede della vigilanza della Banca Centrale, hanno partecipato l’ad Giorgio Olmo, il presidente di Bpi Giovanni Benevento e il presidente del collegio sindacale Gianandrea Goisis. Incontro al quale avrebbe dovuto partecipare proprio l’ex amministratore delegato Gianpiero Fiorani.
Nel corso dell’incontro i due funzionari della Vigilanza di Bankitalia, Claudio Clementi e Giovanni Castaldi, avrebbero anche ipotizzato l’adozione di provvedimenti sanzionatori per Gianpiero Fiorani, secondo quanto previsto dal Testo unico bancario.
Durante l’incontro a Palazzo Koch si sarebbe anche parlato della procedura sanzionatoria aperta nei confronti della banca lombarda, come anticipato ieri dal Giornale. La scalata ad Antonveneta avrebbe potuto compromettere i conti della banca, provocando un deficit patrimoniale da 2 miliardi di euro.
Una parte dell’operazione avrebbe avuto l’appoggio di alcuni istituti di credito internazionali, in cambio di azioni dell’ex Lodi, ma qualora le due offerte Bpi su Antonveneta non dovessero partire, l’accordo tra le banche straniere e Bpi andrebbe rivisto.
Proprio l’ufficio tecnico di Bankitalia aveva espresse le sue riserve sulla sostenibilità patrimoniale della battaglia di Bpi per rilevare il controllo su Antonveneta, ma aveva comunque concesso le autorizzazioni per poi congelarle nei giorni scorsi.


Secondo quanto emerge dalla lettura del dispositivo del gip Forleo, il capo della Vigilanza Francesco Frasca avrebbe ricevuto pressioni, anche dallo stesso Fazio, «per contrastare il parere nettamente contrario espresso» dagli altri due funzionari della struttura, Castaldi e Clemente, che avrebbero, si legge nel dispositivo, «depositato in cassaforte i loro elaborati, mettendo in crisi Frasca».

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