Economia

Antonveneta, cda «freddo» su Lodi

Per gli advisor «Offerta congrua», ma Padova non ci sta. Fiorani va dai Pm e il Tar si prende una settimana. Ricucci al 2,4% di Pop. Italiana

Massimo Restelli

da Milano

Un’attesa quasi metafisica: si potrebbe scomodare il teatro di Samuel Beckett per descrivere l’atmosfera che ha circondato ieri la vicenda Antonveneta. Al centro l’interrogatorio fiume di Gianpiero Fiorani, attorno la battaglia legale di Abn Amro, la prospettiva di nuovi passi da parte del commissario Ue al Mercato Interno Charlie McCreevy e una riunione del consiglio padovano che a tarda notte ha definito «congrue» ma «non amichevoli» le due offerte lodigiane. Un verdetto quello di Padova che, dietro alla motivazione ufficiale di non aver potuto valutare il progetto di integrazione tra i due gruppi, evita lo scontro diretto con Consob e Bankitalia ma invia a Lodi nuovi segnali della battaglia condotta da Amsterdam.
Mentre Popolare Italiana prendeva l’abbrivio in Piazza Affari (più 2,67% a 8,4 euro) a scrivere il primo capitolo della «sceneggiatura» è stato il Tar del Lazio che ha preso altri sette giorni per decidere sul ricorso con cui gli olandesi hanno contestato l’imparzialità delle scelte di Antonio Fazio nello scontro Antonveneta.
Abn era presente in forza anche a Padova dove è proseguito per 12 ore il consiglio di amministrazione, riunito in prorogatio, che spinto dagli advisor ha giudicato congrua la doppia proposta della Popolare Italiana pur accogliendola con grande freddezza: l’Opa obbligatoria da 24,47 euro per azione e l’Ops che tra contanti e azioni valorizza 27,5 euro ogni azione Antonveneta per un importo complessivo di 8 miliardi. Una tempistica, i lavori erano iniziati martedì, motivata dal braccio di ferro tra i consiglieri (di cui molti vicini ad Abn). Soprattutto sull’Ops che Fiorani aveva peraltro più volte modificato per garantirne l’aspetto migliorativo rispetto ai 26,5 euro dell’offerta olandese.
Malgrado il via libera concesso da Bankitalia, a rimanere praticamente sospeso è stato anche l’avvio dell’Opa della Popolare Italiana che ha visto l’immobiliarista Stefano Ricucci salire al 2,4% del capitale: il calendario dovrebbe essere ufficializzato oggi ma l’inizio sarebbe fissato per la prossima settimana, probabilmente lunedì. Nel frattempo a Roma si è consumato il lungo interrogatorio dei Pm nei confronti di Fiorani: oltre quattro ore nelle quali il banchiere, indagato anche per falso in bilancio, ha prodotto una corposa documentazione per ricostruire la scalata del gruppo ad Antonveneta. Fiorani si è riservato di presentare una memoria scritta nei prossimi giorni ma in parallelo a Milano erano due dirigenti di Via Nazionale (Claudio Clementi e Giovanni Castaldi) a essere sentiti dagli inquirenti come persone informate dei fatti.

Una situazione magmatica su cui si sono innestati i numerosi ricorsi di Amsterdam che ha definito «incompleta» e «inefficace» la documentazione presentata al Tar da Palazzo Koch, soprattutto per quanto riguarda la solidità patrimoniale di Lodi e alcune opzioni che danno al gruppo la possibilità di riacquistare le quote di minoranza cedute per trovare le energie necessarie all’assalto finale su Antonveneta.

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