«Appalto sforato di 6 milioni: è accettabilissimo»

Il suo nome salta continuamente fuori nell’informativa del Ros di Firenze che per prima collegò l’appalto per l’auditorium del capoluogo toscano con quello per la ricostruzione del Petruzzelli. Di Vito Barozzi i carabinieri mettono in evidenza che, oltre a «guidare» l’Ati che si occupa del cantiere pugliese, si è aggiudicato la gara per il museo di Reggio Calabria, nell’ambito del «grande evento» dei 150 anni di unità d’Italia. E, soprattutto, che è stato socio di Anemone nella società consortile che si è occupata dei lavori alla Maddalena, al centro delle indagini. Ma l’imprenditore pugliese, al telefono, è tanto gentile quanto tranquillo. «Sinceramente - spiega – non ho niente da temere».
Però lei era in affari con Anemone, che per gli inquirenti è il «dominus» della cricca. Come mai?
«Tra imprese, di solito, ci si scambiano i requisiti. E per quella gara Diego Anemone, con l’impresa con cui partecipava, non incontrava i requisiti richiesti. Materialmente, ha gestito tutto lui. La consortile era sua, io ero socio al 35 per cento, ma solo nell’Ati. Per capirci, non ho mai mandato operai lì, tantomeno ci sono stato io».
Ci ha guadagnato?
«Non ho diviso utili, è stato solo un favore e basta».
Spesso si fa un favore per riceverne un altro. Anemone l’ha aiutata a lavorare nell’Ati che ha vinto a Bari?
«Non mi risulta, e poi nel caso avremmo scambiato anche utili, no?».
Come mai ha deciso di aiutarlo? Ci aveva già lavorato?
«No, mai. Onestamente è stata una semplice cortesia che mi ha chiesto. L’ho incontrato spesso alla struttura di missione (gli uffici della Ferratella, dove lavoravano Balducci, De Santis e Della Giovampaola, ndr), e io ho accettato in attesa di uno scambio, sì, ma dello stesso genere. Quando fosse servito a me avere i suoi requisiti, non si sarebbe tirato indietro, come è consuetudine».
Il sindaco di Bari Emiliano, nel sollecitare la procedura d’urgenza, sostenne che la situazione del teatro era critica. «Diciamo che c’era molta usura, e il lavoro già fatto andava completato e protetto. La cupola già imbarcava acqua, abbiamo dovuto rifarla. Non era stata completata l’impermeabilizzazione della falda. La criticità c’era. Non dico che il teatro sarebbe crollato, ma in uno o due anni potevano verificarsi danni seri».
Quindi il collaudo del consolidamento, fatto appena un anno prima, aveva sottovalutato pericoli?
«Non entro nel merito. Ma se c’è acqua dappertutto, penso che possa danneggiare il fabbricato».
Come mai per la vostra offerta ci fu una valutazione di anomalia?
«Quando il punteggio di gara supera troppo alcuni parametri c’è un’anomalia, e va verificata».
Cioè avete stravinto?
«Esatto».
E come mai, appena aperto il cantiere, arrivarono altri 13 milioni di euro?
«Non è così. Sette milioni erano per forniture non previste dall’appalto e conferiti dopo: macchina scenica, arredi eccetera. L’aumento effettivo è di 6 milioni, su un lavoro così è una percentuale accettabilissima».
Anche col senno di poi, sul cantiere del Petruzzelli lei ci mette la mano sul fuoco?
«Senz’altro. I progetti sono lì, può controllarli chiunque. Lì c’è un lavoro fatto bene: sono anni che crediamo e investiamo nella progettazione. Il Ros ha preso le carte? Non ci sono problemi. Tra l’altro sarebbe il terzo o quarto conferimento in procura. Sono tranquillissimo».


Anche per la gara di Reggio Calabria?
«Assolutamente. Ho vinto solo per il ribasso, niente misteri. E i lavori stanno andando avanti».
Ultima cosa: gli inquirenti l’hanno convocata, anche come persona informata sui fatti?
«No. Non per ora, almeno».
MMO

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