«Apriti sesamo», e in Versilia arrivava la coca

da Lucca
Un parrucchiere, i titolari di un hotel, l’ex gestore di un ristorante e un disoccupato che aveva intestato una Ferrari alla propria madre. Una «compagnia» davvero assortita quella scoperta dagli investigatori della squadra mobile di Lucca. In Versilia i poliziotti in oltre un anno di indagini hanno ripreso scene di spaccio e registrato numerose conversazioni. E alla fine dell’operazione sono state arrestate 29 persone con l’accusa di detenzione e spaccio in concorso, mentre sono state identificati tutti i «consumatori», tra cui numerosi imprenditori e liberi professionisti di Milano. Persone che, soprattutto in estate, venivano in Versilia per passare le vacanze: tra gli indagati c’è anche un noto dj, nato a Milano ma residente a Viareggio, animatore di serate danzanti, che si divideva tra le discoteche della città lombarda e della riviera toscana. Numerosi gli incontri filmati fuori dalle discoteche della Versilia, come pure i dialoghi «captati» all’interno di un ristorante di Viareggio e di un albergo-ristorante a Lido di Camaiore.
I poliziotti, diretti da Annino Gargano, ci hanno messo del tempo per «tradurre» le conversazioni tra clienti ed spacciatori. Ma poi hanno capito. «Apriti sesamo» era una delle parole d’ordine per la cocaina. Altre volte si parlava di degustazioni di vino o cene ma in realtà si trattava sempre di droga; chiedevano di prenotare in un albergo e, invece, quello era un modo per fissare l’acquisto di cocaina. «Dammi dieci camere» per alludere a dieci grammi.
La cocaina era per lo più destinata ai frequentatori di discoteche e di locali notturni della costa. Veniva importata da Spagna ed Albania. Poi, prima di raggiungere la Versilia, veniva smistata tramite corrieri in partenza da Milano, Firenze o Napoli.
Lo spaccio finale avveniva in ristoranti, alberghi ed esercizi commerciali dei centri turistici versiliesi dove dietro l’apparente prenotazione di tavoli o camere, o le proposte per degustazioni di vini, caffè o aperitivi si nascondevano, in realtà, contrattazioni di partite o dosi di droga. Persino da un parrucchiere versiliese si parlava di acconciature alludendo, invece, alla cocaina. Allo stesso parrucchiere, tra l’altro, è stato contestato anche il reato di sfruttamento della prostituzione, relativo al suo convivente transessuale.
Le indagini, dirette dalla procura di Lucca e durate un anno, hanno inoltre accertato che i proventi venivano destinati all’acquisto di auto di lusso (tra queste una Ferrari Modena), ad investimenti immobiliari e nella gestione di attività commerciali ed alberghiere.
Ogni mese venivano piazzati tre chili di cocaina. Dieci persone erano state arrestate in una prima fase delle indagini: tra di loro anche Enzo Berritto, milanese di 42 anni, pregiudicato, sorpreso con mezzo chilo di cocaina purissima all’interno della macchina mentre si trovava a Forte dei Marmi. Altri 19 presunti spacciatori sono stati rintracciati dall’alba durante un blitz al quale hanno partecipato di 100 agenti.

La maggioranza degli arrestati è formata da residenti nella provincia di Lucca, ma ci sono anche alcuni albanesi, tra cui Maksmim Dreu, 31 anni, residente a Fucecchio, ritenuto il contatto tra il gruppo versiliese e i fornitori di droga che «lavorano» in Albania.

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