Lordine di Sua maestà ai ministri del governo è perentorio: accelerare verso una nuova economia «non oil». Soprattutto affidandosi alla tecnologia italiana attraverso maggiori appalti e forniture. E il ministro delleconomia del regno saudita, Kaled bin Al Qusaybi, ha fatto capire che una fetta consistente degli investimenti varati in questi giorni a sostegno dello sviluppo e della diversificazione (complessivamente 475 miliardi di dollari) potrebbe finire proprio tra i ricavi delle nostre aziende: vale a dire una quarantina di miliardi. Ma cè di più. Nelle due nuove «città economiche», già in costruzione nel deserto, lItalia ha a disposizione, gratuitamente, unarea per i suoi insediamenti. Ora sta alle imprese italiane accettare lofferta e inoltrare alle istituzioni di Ryad ladesione al progetto. Nasce, per ora sulla carta, un «distretto italiano» che nel giro di poco tempo può diventare una grande realtà. «La crescita dellexport italiano nello scorso dicembre, più +30% sullo stesso mese dellanno precedente, comunque eccellente - ha commentato il sottosegretario allo Sviluppo economico, Adolfo Urso (nella foto) - ci fa ben sperare. Le imprese italiane si stanno orientando verso lArabia Saudita in questo momento di crisi globale».
Urso ha poi incontrato il segretario di Stato agli Affari esteri, il principe Al Faisal bin Abdulaziz al Saud: «Ryad - ha riferito il sottosegretario - ha stanziato un miliardo di dollari per la ricostruzione di Gaza, elogiando tra laltro limpegno italiano in Libano». Il principe ha poi aggiunto che per quanto riguarda la crisi in Medio Oriente «Roma e Ryad si sono mosse con grande equilibrio, anche rispetto alle superpotenze. Vogliamo essere presenti al prossimo G20 perché intendiamo partecipare, e contribuire, alla riforma della governance mondiale», ha concluso. Ieri, infine, la firma di un accordo tra Simest e il gruppo privato Alfanar (costruzioni).
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