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Archeologa tedesca sequestrata a Bagdad e mostrata in video

Fausto Biloslavo

In Irak si riapre la crisi degli ostaggi occidentali. I terroristi hanno rapito per la prima volta una cittadina tedesca, che vive da anni nel paese e ieri, sugli schermi di Al Jazeera sono stati mostrati altri quattro occidentali, tutti pacifisti di un’associazione cristiana, nelle mani dei sequestratori. Susanne Osthoff, 43 anni, nata in Baviera, ma sposata ad un arabo e convertita all’Islam era scomparsa da venerdì, mentre viaggiava nella provincia nord occidentale di Ninive. I sequestratori hanno consegnato ieri un video all’ufficio di corrispondenza della televisione tedesca Ard a Bagdad. Nelle drammatiche immagini si vede Susanne bendata, con il capo chino ed inginocchiata. Al suo fianco, pure inginocchiato c’è un uomo, probabilmente l’autista sparito assieme alla cittadina tedesca. Attorno ai due ostaggi si notano tre sequestratori, con il volto nascosto dalle kafye i tipici copricapi arabi. Due imbracciano delle armi ed il terzo sembra leggere una specie di comunicato con il quale chiede alla Germania di sospendere qualsiasi collaborazione con il governo iracheno. Altrimenti i due ostaggi verranno uccisi. Il video contiene anche un ultimatum, anche se non è stata resa nota la scadenza.
La Osthoff è un’archeologa innamorata dell’Irak, dove vive da oltre dieci anni. Con la prima guerra del Golfo del 1991 ha iniziato a lavorare per l’azienda tedesca Faktor M garantendo la distribuzione di beni di prima necessità alla popolazione irachena. Quando i soldati americani entrarono a Bagdad, nell’aprile di due anni fa, la tedesca convertita all’Islam si precipitò nella capitale affrontando un pericoloso viaggio dalla Giordania. In seguito aveva fortemente criticato le truppe Usa per non aver evitato il saccheggio del patrimonio archeologico iracheno.
Lavorando per organizzazioni umanitarie si era insediata a Mosul, ma i soldati americani l’hanno trasferita sotto scorta a Bagdad, perché aveva ricevuto minacce da parte dei tagliagole di Abu Musab Al Zarqawi. Il suo gruppo di terroristi, Al Qaida fra i due fiumi, voleva rapirla, come la stessa Osthoff aveva rivelato in una recente intervista. Il suo obiettivo era aprire un centro culturale tedesco ad Erbil, nella più tranquilla zona curda. La madre, in un’intervista ad una televisione privata tedesca, ha sottolineato che sua figlia si è sempre adoperata a favore della popolazione irachena.
Per Angela Merkel, neo eletto cancelliere, è la prima grave crisi internazionale. La Germania non ha partecipato all'intervento bellico degli Stati Uniti in Irak, anche se la Merkel, che governa una coalizione trasversale, ha ribadito di volersi riavvicinare agli Usa. In linea con gli alleati social democratici non è comunque previsto l’invio di truppe in Irak. «Il governo federale farà «tutto quanto in suo potere» per liberare la donna e il suo autista «il prima possibile » ha sostenuto la Merkel. Non sarà facile, tenendo conto che sabato scorso sono stati rapiti a Bagdad altri quattro occidentali. Due canadesi, un britannico ed un americano mostrati ieri dalla televisione araba Al Jazeera. Gli ostaggi sono seduti a terra e si nota un passaporto inglese intestato a Norman Kember, un cittadino britannico sulla sessantina dato per disperso da sabato. Kember dovrebbe essere l’uomo con i capelli bianchi che si vede seduto a terra assieme agli altri ostaggi. I sequestratori hanno annunciato di far parte di un gruppo fino ad oggi sconosciuto, le «Brigate delle spade della verità». Forse un paravento per nascondere criminali comuni che puntano ad un lauto riscatto. Le identità degli altri rapiti non sono state rivelate, ma tutti e quattro appartengono all’organizzazione pacifista Christian peacemaker team, che spesso sfida i pericoli nell’illusione di fermare le guerre.
Ieri era apparso su un sito degli estremisti islamici il nome di un ostaggio statunitense, Pearl Karly, sotto il seguente titolo: «Notizia urgente: rapita spia americana». Appare molto probabile che si tratti di uno dei quattro occidentali scomparsi sabato.

Il suo rapimento, però, è stato rivendicato dai «mujaheddin dell’Esercito islamico», apparentemente un altro gruppo rispetto ai sequestratori che ieri hanno fatto arrivare ad Al Jazeera il video dei quattro ostaggi occidentali, compreso un americano.

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