«Aria diversa dopo la sfuriata» Alonso non lascerà la McLaren

«Adesso sento di poter puntare al titolo. E poi sanno che ho aiutato Lewis»

nostro inviato ad Indianapolis

Il tormentone su Alonso che vuole andare via dalla McLaren ci accompagnerà per tutto l’anno. Perché fa notizia, perché alimenta l’enorme rivalità con il compagno, perché ricorda i mitici duelli Senna-Prost. E questo, nonostante patron Ron Dennis, proprio ieri, abbia fatto sapere che «no, mai e poi mai si creerà una situazione come quella che c’era fra Ayrton ed Alain, perché Fernando e Lewis sono amici... solo, vorrebbero che l’altro andasse più piano». Illuso.
IL METODO ALONSO – La verità, invece, è che l’Alonso furioso di cui si parla tanto, altro non è che il famigerato «metodo Alonso». Ovvero, il suo modo di usare i media, soprattutto quelli spagnoli, per far arrivare messaggi al team. «Non mi sento supportato dalla McLaren-Mercedes, tifano per Hamilton» aveva detto all’indomani di Montreal, primo successo del ragazzo prodigio e prima grande delusione del campione del mondo. «Forse qualcuno non vuole che porti via il numero uno dalla Renault», aveva invece detto in quel di Shanghai, ottobre scorso, in pieno rush finale contro Schumi e la Ferrari. E il suo team d’allora, ferito nell’orgoglio, gli aveva dato quel qualcosa in più: un frullato di maggior potenza e di maggior abnegazione del suo compagno, Fisichella.
ALONSO COME SCHUMI – Perché questo è il linguaggio dei campioni cannibali. E checché ne dica Bernie Ecclestone, non è Lewis Hamilton ad assomigliare a Michael Schumacher, bensì proprio lo spagnolo. Intanto, per come si è messo in tasca due titoli, e poi perché, proprio come il tedesco con Benetton e Ferrari, ha vinto due campionati con la Renault e ha poi resuscitato una ex vincente come la McLaren. Non sono coincidenze. Fernando sa come motivare il team e il suo metodo di lavoro è molto simile a quello dell’enorme germanico. Li differenzia il modo di comunicare certe insofferenze: Michael è quasi ecumenico, silenzioso, sempre attento a non lasciar trapelare nulla al di fuori della squadra; Fernando è chiassoso e roboante.
ALONSO ORA È SODDISFATTO – Non è un caso, infatti, che proprio mentre un notista del quotidiano sportivo spagnolo «Marca» spiegava i perché e i percome del futuro addio di Fernando alla McLaren, il campione, dagli stessi microfoni a cui aveva affidato i malumori post Montreal, ieri diceva: «La scorsa settimana sottolineai che il team era più felice che vincesse Hamilton, ora, invece, la squadra mi sembra stia facendo più attenzione e abbia più riguardi verso di me anche nei modi. A Indy ho notato un’euforia maggiore, tanto più che hanno capito che senza i miei consigli in prova, Lewis non sarebbe riuscito a migliorare in tutti i settori del circuito... Per cui: il mio mondiale inizia in Europa e sono molto fiducioso».
LE SCELTE DI ALONSO – E poi, dove potrebbe andare Alonso? Da anni si sa che in Ferrari la porta è chiusa: «fino a che ci sarò io», è la recente e ulteriore precisazione di Jean Todt. Questione di un vecchio rifiuto, di una simpatia mai nata, questione del suo sbottare mezzo stampa.

Per cui, che cosa potrebbe fare? Ritornare da perdente alla Renault in difficoltà? Provare a lanciare la Bmw? La sua unica possibilità per lasciare la McLaren è vincere il mondiale. Ma se lo dovesse conquistare battendo Hamilton, perché mai dovrebbe poi lasciare al giovane prodigio tutto quel bendidio?

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