Ariadne e Strauss stupiscono i genovesi

Ariadne e Strauss stupiscono i genovesi

Siamo onesti. Non ci aspettavamo un successo del genere di «Aradne auf Naxos». Un po' perché è Strauss, e di Strauss qui a Genova ne sentiamo poco; un po' perché è un'opera che definiremmo sui generis, misto tra Teatro dell'assurdo e belcanto «tradizionale». Ma soprattutto perché ha fatto cadere la testa di Rigoletto, opera di repertorio amata e attesa dai più e che invece ha ceduto il posto ad Arianna slittando al prossimo autunno.
E invece, dicevamo, il pubblico ha gradito. Non solo, si è pure divertito.
Insomma, ha trionfato il senso dell'umorismo, indispensabile per apprezzare appieno la regia di Philippe Arlaud: brillante, ironica, con tantissimi personaggi alle prese con le attività più disparate e insensate. Tanto per farla breve, alla «Hellzapoppin' », per chi conosce il film di H. C. Potter degli anni '40, diventato pietra miliare della filmografia comica.
Uno di quegli spettacoli da rivedere più volte per cogliere le decine di particolari che immancabilmente sfuggono ad una prima lettura, a partire dai costumi, in stile perfetto con la follia dell'opera.
Ma diciamo che a casa contento è andato anche chi dall'opera si aspetta virtuosismo e canto spiegato: la seconda parte infatti ha pagine di altissima intensità drammatica e bellezza, che sono state eseguite in modo davvero apprezzabile, nonostante piccole imprecisioni più che perdonabili in uno spartito così complesso, specie dal punto di vista dell'assieme.
Tre donne avevano in mano il destino della serata e tutte e tre sono state magistrali: Oksana Dyka (Ariadne) nella sua imponenza (anche) vocale, espressiva e struggente; Elena Mosuc (Zerbinetta) ha dimostrato un'agilità vocale non comune, oltre ad aver reso perfettamente il personaggio; Elena Belfiore (der Komponist), bellissima voce e perfetta presenza scenica, simpatica ed imprevedibile.

Bravi gli altri interpreti, con un lode particolare alla voce potente di Warren Mok (Bacchus). Complice naturalmente il bravissimo Juanjo Mena, che dal podio, come è nel suo stile, fa davvero musica, con intensità e partecipazione: e l'orchestra con lui dà sempre il meglio di se stessa.

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