È tempo di armistizio fra Stanley International e Aams: a fare da cuscinetto il bando di partecipazione alla gestione del SuperEnalotto che fa gola a tutti gli operatori, e non solo per la seconda vincita di ogni tempo realizzata sabato scorso in Romagna. A confermare la tregua è lo chairman di Stanley, John Whittaker. Ecco cosa ha detto in uno stralcio dellintervista rilasciata al magazine Ts: «La gara per il SuperEnalotto è imminente e si inserisce fra gli obiettivi di primaria del nostro gruppo, per cui abbiamo deciso di non riprendere lo sviluppo dei ctd malgrado le fortissime pressioni che riceviamo dal mercato. In questa prospettiva vogliamo assumere importanti responsabilità nel panorama italiano dei giochi e, per quanto concerne i ctd, puntiamo ad una strategia non limitata ai tribunali ma indirizzata verso un dialogo operativo con le istituzioni». Nel suo intervento Whittaker ha tenuto a sottolineare che il suo gruppo ha deciso di portare avanti questa dialogo operativo «nonostante i confortanti e coerenti esiti processuali».
La decisione è maturata dopo un incontro con lAmministrazione dello Stato nel corso del quale i dirigenti di Palazzo Mastai hanno fatto presente ai manager di Stanley limpossibilità di far partecipare al bando del SuperEnalotto (o di qualsiasi altro gioco) un operatore che non solo ha in essere un numero considerevole di cause con il Governo del nostro Paese, ma continua a raccogliere scommesse al di fuori dei canali regolamentati dagli ultimi provvedimenti legislativi. Di qui lo stop promesso da Stanley alla proliferazione dei ctd. Punto interrogativo invece sui centri trasmissione dati che da anni fanno concorrenza ai concessionari abilitati da Aams.
Su questo tema è nuovamente intervenuto Raffaele Palmieri, presidente di Sicon, che proprio su queste colonne aveva denunciato lespansione dei ctd privi di concessione e la raccolta abnorme del gioco online nei cosiddetti punti di commercializzazione. «È in malafede chi sostiene che noi siamo contro il gioco a distanza o che addirittura ne vogliamo la morte. Noi diciamo basta a chi si muove nellillegalità come il bookmaker Stanley che non sè voluto stabilire in Italia secondo le regole dettate dal Governo. Poteva farlo, non lha fatto. A differenza di tutti quegli operatori italiani e stranieri che hanno risposto allultimo bando con investimenti importanti e che quindi vanno tutelati in ogni sede.
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