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Arrestato in Spagna Amato, boss del clan degli "scissionisti" di Scampia

Raffaele Amato, 44 anni, era ricercato dopo l'emissione nei suoi confronti, da parte del gip, di una ordinanza di custodia cautelare con l'accusa di omicidio. Da alcuni anni il boss della camorra si era stabilito in Spagna dove gestiva il traffico di cocaina

Arrestato in Spagna Amato, boss del clan degli "scissionisti" di Scampia

Napoli - Uno dei boss del gruppo degli "scissionisti" di Scampia, Raffaele Amato, 44 anni, è stato arrestato dalla polizia di Napoli in Spagna. L'uomo era latitante dal 2006, dopo che nei suoi confronti era stata emessa una ordinanza di custodia cautelare in carcere dal gip del Tribunale di Napoli. Raffaele Amato, 44 anni, era ricercato dopo l'emissione nei suoi confronti, da parte del gip di una ordinanza di custodia cautelare in carcere, con l'accusa di omicidio. Da alcuni anni il boss della camorra si era stabilito in Spagna. Arrestato una prima volta nel 2005, era stato scarcerato dal Tribunale del riesame per decorrenza dei termini di carcerazione ed aveva fatto nuovamente perdere le sue tracce.

Risponde di otto omicidi commessi fra il 1991 e il 1993, nella cosiddetta faida di Mugnano (località della periferia nord della provincia di Napoli) Raffaele Amato, considerato oggi il boss degli Scissionisti del clan Di Lauro. Il latitante è stato arrestato dopo un pedinamento di 50 chilometri, iniziato a Malaga, in Spagna, e finito nella hall di un albergo di Marbella. L'uomo, ritenuto il principale importatore di cocaina nel mercato napoletano, ha replicato qualcosa in spagnolo e poi, quando ha capito di avere di fronte la polizia italiana, non ha opposto alcuna resistenza. Il boss viveva in una località della Costa del Sol, come latitante; faceva viaggi all'estero per incontrare i suoi familiari, e usava più documenti, parlando perfettamente lo spagnolo.

Con Raffaele Amato è stato arrestato anche Carmine Minucci; colpiti da provvedimenti di custodia cautelare anche Paolo Di Lauro, Enrico D'Avanzo, Rosario Pariante, Antonio Abbinante, Raffaele Abbinante, Gennaro Marino e Massimiliano Cafasso, già detenuti in carcere. 

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