da Roma
Dopo le «dichiarazioni di voto» scorsi sulle intercettazioni del caso Unipol, il dibattito si anima mentre è ancora sostanzialmente da sciogliere il nodo sul quando (prima o dopo l’estate) l’aula di Montecitorio dovrà pronunciarsi sulle richieste del gip Clementina Forleo.
Intanto sulla vicenda interviene dall’assemblea di An il leader, Gianfranco Fini, per cui «emerge il quadro di un partito divenuto strumento di centrali cooperativistiche» e vittima di una sorta di «sudditanza politica a volontà di tipo economico finanziario». Per poi ribadire il «sì» alla richiesta di autorizzazione «non perché crediamo al loro oggetto» ma per un discorso di trasparenza. «Schierando An su una posizione a tutela dell’immunità parlamentare», spiega, «alimenteremmo il senso di impunità del parlamento». All’opposto il leader dei socialisti italiani, Bobo Craxi, che invita le Camere non tanto a respingere l’utilizzo di «trascrizioni di atti ormai di dominio pubblico», quanto a ripristinare l’istituto dell’immunità e dell’autorizzazione a procedere, «il vero presidio di tutela del parlamentare e del potere politico». Enrico Buemi (Sdi-Rnp), componente della giunta per le Autorizzazioni, bolla invece come «castronerie» le parole di Stefania Craxi (Fi), che sottolineando il suo «sì», aveva definito «ineccepibile» l’operato del giudice Forleo. Che al contrario per Buemi è «sbagliato nel merito e nella forma». Poi invitando la Craxi a «non cedere alla vendetta» per non trasformarsi da «vittima in carnefice», annuncia che nella seduta di martedì chiederà il rinvio delle ordinanze al Tribunale di Milano «per una ridefinizione conforme alla legge».
Ritorna invece sulla «necessità e l’urgenza» di stringere i tempi Maurizio Gasparri (An), che accusa la sinistra di «fare melina nella speranza di ottenere i frutti della gigantesca e inaudita campagna contro chi esige la verità». In soccorso ai Ds arriva il democratico cristiano Rotondi che denuncia un teorema ordito da giornali e procure contro D’Alema e Fassino «vittime della stessa manovra che eliminò la Dc». «Al posto della Dc hanno messo Forza Italia - prosegue - e ora agiscono per far nascere il Partito Democratico senza la sinistra. Dietro questa manovra c’è chi sogna un bipolarismo tra Mediaset e il gruppo L’Espresso-De Benedetti». Da Forza Italia, il vice coordinatore Fabrizio Cicchitto ricorda che «a parti invertite, il testo delle intercettazioni di cui oggi si parla sarebbe cavalcato dalla sinistra in modo forsennato, magari con il concorso di comici a senso unico e di film a tesi, tipo “Il Caimano”». Per poi rivendicare la peculiarità degli azzurri ricordando che proprio «il garantismo è un tratto distintivo e fondativo che rende Forza Italia diversa da altre forze del centrodestra».
A chi agita lo spettro di una frattura all’interno della Cdl però, con An che voterà sì, mentre la Lega Nord scioglierà domani la riserva, risponde il portavoce di Berlusconi, Paolo Bonaiuti, che smentisce e sottolinea che «non siamo al governo» e che «alle divisioni deve pensare la sinistra». E conclude: «Tra noi e An non ci sarà nessuna divisione. Noi manterremo il nostro atteggiamento e loro manterranno la linea che hanno ritenuto opportuno scegliere. Questo non provoca alcun disagio».
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