Giovanni Paolo II lo definì «la grande grazia del XX secolo», realizzata grazie al coraggio di un vecchio papa bergamasco e alla guida ferma e sicura del suo successore bresciano. È il Concilio ecumenico Vaticano II il protagonista de La Grande Storia in onda questa sera alle 21.10 su Raitre. Giunta al dodicesimo anno, con oltre 120 puntate - sprazzi sempre più rari di Tv intelligente e di vero servizio pubblico - La Grande Storia, curata da Luigi Bizzarri nella rete diretta da Paolo Ruffini, si era fino ad oggi misurata con le biografie dei papi. Ora finalmente racconta il grande evento collettivo che ha segnato la più grande svolta riformatrice nella storia del cattolicesimo e ha per certi versi anticipato lo stesso 68.
Utilizzando le riprese televisive quotidiane, volute da Paolo VI per rendere pubblica lassise, è possibile ricostruire il Concilio, un avvenimento, osserva lo storico Alberto Melloni, autore dei testi, «di cui molto si parla, ma poco si sa». Poco conosciuto da generazioni di giovani, che non sanno quali cambiamenti profondi esso abbia provocato nella vita della Chiesa. Annunciato nel gennaio 1959, aperto nellottobre 1962, il Vaticano II vide la partecipazione di 2.500 vescovi e si chiuse nel dicembre 1965: «partorì» le indicazioni per la riforma della liturgia, documenti fondamentali sulla Sacra Scrittura, sulla Chiesa come comunione e non più soltanto come struttura giuridico-gerarchica, aprì al dialogo ecumenico, riconobbe la libertà religiosa, mise fine allantigiudaismo cattolico.
La puntata della Grande Storia, con immagini inedite, interviste e interventi dellepoca, fa rivivere il fermento della preparazione, le attese, le speranze, ma anche le difficoltà e il dibattito talvolta aspro fra la cosiddetta maggioranza conciliare, guidata da unavanguardia progressista, e la minoranza conservatrice. Cardinali e vescovi di alto profilo, che partivano da posizioni teologiche diverse e davano giudizi differenti sulla vita della Chiesa e sul dialogo con il mondo contemporaneo, ma che si confrontavano anche aspramente su contenuti importanti e non per lotte di potere fine a se stesse, come purtroppo accade ai tempi nostri. Un evento che nelle aspettative di Giovanni XXIII e della stessa Curia romana si sarebbe dovuto concludere in pochi mesi, e che invece durò quattro anni, portato a termine praticamente allunanimità sotto la guida sapiente di un Papa audace e prudente al tempo stesso, Paolo VI.
Tra le chicche della puntata, come sempre ben costruita e raccontata, così come interamente realizzata con immagini depoca, cè un passaggio del sonoro originale, fino a oggi assolutamente inedito, del famoso intervento in aula del cardinale Alfredo Ottaviani, Prefetto del SantUffizio, che sarà poi contestato da altri padri conciliari. Ottaviani parlava, come tutti, in latino, ma un latino dalla marcato accento romanesco-trasteverino.
Dalla Grande Storia emerge limmagine di una Chiesa viva, capace di riflettere su se stessa e sui cambiamenti in atto nel mondo, talvolta anticipandoli. Non a caso, osserva Melloni, «quando ancora negli Usa i neri non potevano salire sugli stessi autobus dei bianchi, nella Chiesa cattolica erano già cardinali».
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