È arrivata l’emozione che fa l’uomo trainer

Non bisognerebbe arrendersi. Per carità, la deriva è inarrestabile e le lingue del mondo cambiano, ma di certo ogni giorno l’attacco alla logica e soprattutto alla sua consecutio è terribile e quindi bisognerebbe difendersi. E non è soltanto l’uso comune di alcune espressioni grammaticalmente da matita rossa e blu (una volta esistevano, cari ragazzi). Robe del tipo «bisogna insegnargli ai ragazzi» (visto sul sito internet di un noto quotidiano molto chic), «associazione a delinquere» (moto a luogo di uso ormai comune quanto le corsette al parco), «uscito fuori» (domanda: ogni tanto si esce anche dentro?), «macchina da scrivere» (vecchio cavallo di battaglia quanto lo strumento medesimo). È il fatto, come già abbiamo scritto in passato, che non sappiamo più con chi dobbiamo parlare: provate voi a cercare un ragioniere, e se lo tovate segnalatelo al Wwf. In pratica: una volta eravamo tutti dottori, oggi siamo tutti account. E possibilmente manager, finanche se junior. Tempo fa uno di loro rivelò che dietro a questa acrobazia letterale - ovvero proprio quella dell’account junior - si nascondeva il primo gradino dopo uno stage. E a volte tra uno e l’altro c’è giusto un dislivello. Ma siccome nell’economia 2.0 fa scena, ecco che mail e biglietti da visita (pardon, business card) abbondano le qualifiche. Incarichi di prestigio in cui le parole retail, unit, marketing, professional, sales e - perché no - key, vengono sapientemente sparate come una mitragliata al cuore. Ed è chiaro poi che le persone investite da tali qualifiche ti chiedano se sei «basato a Milano» o se ti possono «schedulare» nella loro agenda, magari per inserire poi il tuo articolo nella «pipeline» aziendale. E poi scusi: «Mi dà un feedback?». E come no: non sia mai.

Sì, è vero insomma: ne abbiamo già parlato in passato, ma poi il desiderio di tornarci su arriva imperioso, soprattutto quando ti arriva una mail di presentazione dell’ultimo grande professionista dell’era moderna. Credeteci: fa l’emotional sales trainer. Quale sia realmente il lavoro di questo (geniale) signore è tutto da comprendere, ma una certezza c’è: stavolta alziamo le mani. E ci arrendiamo.

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