RomaDal complesso al semplice (cioè un codice unico e una sfoltita alla giungla delle leggi tributarie) dal centro alla periferia (autonomia e responsabilità, in particolare sulla lotta allevasione, a Regioni e Comuni), dalle persone alle cose (redistribuire il carico fiscale alleggerendo le famiglie). Sulle tasse il centrodestra non ha cambiato idea. Il canovaccio della riforma fiscale del quarto governo Berlusconi è il Libro bianco scritto da Giulio Tremonti nel 94.
Ieri sindacati e associazioni delle imprese sono stati convocati al ministero dellEconomia in Via XX settembre per dare il via ufficialmente al percorso che porterà alla riforma fiscale. Berlusconi e Tremonti, che poco prima si erano visti per preparare il tavolo, hanno spiegato come intendono procedere.
I tempi devono necessariamente essere stretti. «Lavoreremo a partire da oggi con tutte le forze sociali e politiche», ha sottolineato il premier aprendo il tavolo, senza nascondere agli interlocutori che si tratta di un progetto «difficile», ma necessario: «Siamo già in ritardo». In agenda ci sono tre tappe. Raccolta dati e analisi, poi la presentazione di una legge delega e infine il varo di decreti allegati. I tavoli tecnici partiranno tra tre-quattro giorni.
«È un lavurá de la Madona», ha scherzato in milanese Berlusconi. Comunque il governo non ha intenzione di farsi condizionare da veti. La riforma sarà realizzata «con tutte le forze di buon senso e di buona volontà che ci sono state vicine anche negli ultimi mesi e che voglio ringraziare». Il riferimento è in particolare a Cisl e Uil che hanno da poco organizzato una manifestazione per spingere il governo a fare la riforma, ma che non si sono mai sottratte al confronto.
È toccato a Tremonti entrare nel merito, per quanto possibile. Premesso che tutto è da definire con le parti sociali («Siamo aperti a qualsiasi ipotesi, alle alternative e ai ragionamenti», ha assicurato), serve un sistema «più trasparente e serio. E confermiamo la nostra priorità sulla famiglia». Difficile dire oggi se si tradurrà nel quoziente familiare, cioè un calcolo dellimponibile che premi le famiglie, in particolare quelle numerose, oppure - più probabile - in un sistema di detrazioni. Cè il nodo della tassazione delle rendite finanziarie, che non piace, ma che potrebbe diventare necessario. Il governo «ha qualche refrattarietà» alle ipotesi di «imposizione sui patrimoni» e allaumento di quella sui Bot, ha spiegato Tremonti. Sulle altre rendite finanziarie la partita potrebbe essere aperta.
A rievocare un pezzo del Libro bianco è stato il premier Berlusconi, spiegando che le direttrici del 94 sono ancora valide. In particolare lo spostamento dellasse «dalle persone alle cose». Come dire che sarà alleggerita - magari riducendo a tre aliquote - lIrpef e che i costi saranno coperti da imposte su chi inquina o da quelle indirette (laumento dellIva è un tema ricorrente). Dal «centro alla periferia», in versione 2010, significa dare piena attuazione al federalismo fiscale. E fare in modo che le autonomie locali diano un contributo alla lotta allevasione, che è una priorità. Berlusconi ha ricordato: «Il mio gruppo è stato tacciato di evasione fiscale risibile, un milione di euro, in un anno dove ne pagammo 448 milioni». E ha puntato il dito contro la «vergogna» di certe dichiarazioni dei redditi di imprenditori con un tenore di vita altissimo.
In ogni caso, ha precisato Tremonti, la riforma non sarà finanziata dalla lotta allevasione. Le regole europee parlano chiaro: prima i soldi vanno incassati, poi si potranno mettere a bilancio.