Lucia Resta
Non vissero tutti felici e contenti. Appare questa la conseguenza dellaccordo tra i sindacati e il Comune firmato martedì. A rimanere profondamente deluse sono le educatrici degli asili nido e le insegnanti delle scuole dinfanzia,che si troveranno a lavorare con orari sfalsati e, per ottenere migliori condizioni lavorative, devono ora portare la protesta sul piano legale e su quello delle manifestazioni di piazza.
In base a un accordo tra lamministrazione di Roma e i rappresentanti di Cgil, Cisl, Uil e Diccap e ad un meccanismo inserito negli articoli 158 (che riguarda gli asili nido) e 159 (per la scuola dinfanzia) del Contratto collettivo decentrato integrativo, le educatrici avranno delle turnazioni particolari scaglionate nellarco della giornata e non omogenee nel corso della settimana. Per cui uneducatrice avrà ogni giorno un turno diverso: lunedì comincerà alle 9, martedì alle 7,30, mercoledì magari alle 8. Questo causerà notevoli disagi alle lavoratrici ma consentirà allamministrazione di risparmiare, anche perché ci sarà sempre meno bisogno di supplenti, cui si ricorrerà solo al verificarsi di condizioni «discrezionali» e saranno comunque personale precario e part time .
Dieci giorni fa era stato dato mandato ai rappresentanti del settore educativo di Cgil, Cisl, Uil e Diccap di trattare con lamministrazione la questione riguardante gli articoli 158 e 159 del Ccdi, nonostante alcuni rappresentanti dellUnione sindacale italiana enti locali del Comune di Roma, difendendo la volontà espressa nelle assemblee dalla maggior parte dei lavoratori, si fossero opposti alla ratifica dei due articoli, chiedendone il ritiro. Con la firma dellaccordo tra sindacati e Comuni apposta martedì, le turnazioni delle educatrici sono definitivamente passate, con grande insoddisfazione delle lavoratrici, che hanno deciso di protestare contro lamministrazione nel corso dello sciopero di domani e minacciano anche di intraprendere vie legali.
«Laccordo siglato martedì - spiega Roberto Martelli, segretario dellUsi di Roma e del Lazio - estende a livello territoriale quanto previsto dal Contratto collettivo nazionale e perciò dovrebbe prevedere dei miglioramenti delle condizioni dei lavoratori, non dei peggioramenti come invece fa, perciò possiamo appellarci alla disparità di trattamento tra le lavoratrici dei nido e delle scuole dinfanzia di Roma e quelle degli altri comuni. Inoltre stiamo dando delle istruzioni affinché i collegi educativi dei singoli istituti non approvino la griglia degli orari proposti dallamministrazione».
Inoltre, il comunicato diramato martedì dalle segreterie regionali di Fp-Cgil, Fps-Cisl, Fpl-Uil e Rsu annunciava con entusiasmo il «pagamento degli arretrati della progressione economica orizzontale nel mese di ottobre», ma in realtà gli atti burocratici non sono stati completati e i soldi probabilmente arriveranno solo a fine novembre. Lo slittamento dei pagamenti è stato riferito ai lavoratori dai sindacati solo quando le assemblee erano già tutte finite e non se ne prevedevano altre. Unaltra piccola bugia, detta per tener buoni i lavoratori, è quella che riguarda la possibilità di nuovi incontri tra sindacati e amministrazione riguardo alla situazione delle maestre: «In realtà lamministrazione - spiega Daniela Eginni, rappresentante sindacale dellUsi - ha già detto che della questione degli orari e della eccessiva flessibilità richiesta alle educatrici non se ne parlerà più e vale quanto stabilito a luglio, per questo per riaprire i giochi non ci restano che le proteste di piazza e le vie legali».
Intanto questa mattina, dalle 7 alle 11, è prevista unassemblea dei lavoratori di nidi e scuole materne indetta dal Coordinamento autonomo sindacale, lunico che, partecipando alle trattative tra amministrazione e sindacati, non lo ha firmato anche perché tra i suoi iscritti conta molte educatrici.
Si fa sentire anche la protesta dei lavoratori dellinformatica comunale, che accusano lamministrazione di trascurare un settore che ha bisogno di continui aggiornamenti, e lotta contro una riduzione del personale che porta alla richiesta continua di straordinari e ad una dissennata organizzazione.
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