Circa 900mila euro da recuperare e duemila famiglie sul piede di guerra. È il frutto di un errore commesso nel 2004 dal Comune nel calcolare i redditi dei cittadini che hanno usufruito dei servizi di asilo nido e refezione scolastica. E così, cinque anni dopo, Palazzo Marino batte cassa e chiede la restituzione della somma attraverso una lettera inviata a tutti gli utenti interessati. «Senza la maggiorazione degli interessi», assicurano i funzionari della direzione Famiglia davanti ai consiglieri riuniti in commissione Educazione. Ma la precisazione non basta a calmare gli animi. Perché, entro il prossimo 30 giugno, i nuclei familiari destinatari della missiva dovrebbero versare cifre comprese fra mille e 2.500 euro circa. Tutto nasce dall’introduzione, proprio nel 2004, della «no tax area» che escludeva una parte del reddito complessivo dal pagamento dell’Irpef.
La novità ha radicalmente cambiato i criteri di misurazione del reddito imponibile, decisivo per il pagamento delle tasse di iscrizione ad asili e mense. E così circa duemila famiglie si sono viste - con grande sorpresa - applicare sconti notevoli rispetto all’anno scolastico precedente. E in 260 si sono addirittura viste assegnare lo scaglione più basso, che prevedeva la totale gratuità del servizio. I controlli successivi hanno scoperto l’errore. E adesso gli uffici comunali chiedono la restituzione di 900mila euro complessivi, 540mila dei quali relativi al servizio di asilo nido. In particolare, 214 genitori passano dall’esenzione a dover corrispondere 103 euro per ogni mese di iscrizione, 33 dalla gratuità a 232 euro al mese e 13 sempre dalla gratuità a ben 465 euro al mese. Le altre famiglie devono la differenza fra quanto pagato e quanto dovuto: in 209 passano da 103 a 232 euro, in 6 da 103 a 465 euro e in 146 da 232 a 465 euro. I cittadini non ci stanno, si sentono danneggiati, e per questo si sono già rivolti al difensore civico in attesa che Palazzo Marino faccia chiarezza sulla vicenda. Da parte sua, il Comune ha però già ottenuto il via libera dall’Avvocatura anche perché - fa sapere - il mancato incasso di questa somma potrebbe far insorgere la Corte dei conti. Molti consiglieri, però, si dicono preoccupati: «Se l’errore non è dei genitori ma dell’amministrazione sarebbe bene chiarire l’equivoco e poi con un atto politico sospendere questo iter». La proposta è bipartisan, «per dimostrare solidarietà a chi, da un giorno all’altro, potrebbe avere difficoltà a reperire la somma richiesta».
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