A sedici anni di distanza dal delitto di Donatella Manunta, avvenuto nella sua abitazione di via Untoria, un uomo della Valbormida, Tullio P., 34 anni, è stato indagato per omicidio. La svolta nelle indagini è arrivata in seguito al lavoro investigativo svolto dalla Procura della Repubblica di Savona e dalla polizia.
Il giovane ha negato, durante un interrogatorio davanti ai magistrati savonesi, ogni suo coinvolgimento nel delitto, ma ci sarebbero diverse prove raccolte dagli inquirenti che lo incastrerebbero. Il delitto sarebbe stato compiuto a scopo di rapina (dal portafoglio della vittima mancava del denaro).
Nella storia, così, dopo sedici anni, si apre uno spiraglio di luce per fare giustizia. A seguito dell'omicidio era stato arrestato in un primo tempo G.T., un necroforo di Stella che aveva avuto una relazione con la vittima. L'uomo aveva ammesso di essere stato quel giorno a casa di Donatella, ma non all'ora riferita da un testimone. G.T. rimase in cella per 131 giorni e poi prosciolto per non aver commesso il fatto.
«Attraverso analisi di laboratorio e rilievi tecnici siamo riusciti a risalire a quello che consideriamo il responsabile del delitto Manunta», ha detto ieri il procuratore capo Vincenzo Scolastico, affiancato dal suo vice Alberto Landolfi. Gli investigatori si sono avvalsi della grande esperienza del gabinetto regionale di polizia scientifica di Genova e della Squadra Mobile di Savona per poter chiarire il giallo dell'omicidio del transessuale savonese Donatella Manunta, delitto che avvenne nel marzo del 1990 in un appartamento di via Untoria, nel centro di Savona. «Abbiamo affidato - ha spiegato Scolastico - accertamenti su elementi di prova acquisiti sul luogo del delitto agli specialisti della scientifica genovese.
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