Enza Cusmai
«Ben vengano i baby sitter in pantaloni... Non solo nelle case ma anche negli asili e nei nidi. Per la crescita armonica di un bambino servono le cure di mamma e papà. E poi i ragazzini con i baby sitter maschi si divertono di più... ». Maria Rita Parsi, psicoterapeuta e presidente del Movimento bambino, applaude alle coppie inglesi, si schiera dalla loro parte.
I genitori inglesi ripudiano le baby sitter in gonnella, preferiscono assumere uomini più energici per accudire i loro pargoli di età pre scolare. Dottoressa, questa scelta sta dalla parte dei minori?
«Gli uomini che si interessano di allevare i bambini sono uomini di pace che preparano alla pace. Mi spiego meglio. È importante che dalla prima infanzia insieme alla figura femminile sia presente anche quella maschile. I figli si allevano in due: i ruoli sono diversi ma le funzioni sono intercambiabili. Tutti e due possono dare da mangiare a un bimbo, accarezzarlo, cambiarlo, metterlo a nanna».
Però negli asili e nei nidi uomini latitano
«Ed è un vero peccato. Io ritengo che la presenza maschile sia fondamentale così quanto quella femminile. Non capisco perché le amministrazioni non assumano anche personale maschile».
Conosce strutture in cui lavorano entrambe i sessi?
«Nei kibbutz ci sono tutti e due. La logica è semplice: tu sei una persona che si prende cura dei bambini, punto. È irrilevante che sia maschio o femmina».
Uomini che abbandonano la carriera per la famiglia, baby sitter al maschile. Le donne non stanno perdendo la loro identità?
«No assolutamente. Semmai sono gli uomini a guadagnare, perché esplorano mondi da cui sono stati tenuti fuori da secoli».
Questa tendenza inglese potrebbe essere importata in Italia?
«Certo. Ci sono già molti ragazzi disposti a fare lavori fino a ieri prerogative delle donne. Come le pulizie o i baby sitter appunto.
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