«Assunti 2300 operai ma nessuno lavorava»

«L’operazione risale al 1999-2000. Per la raccolta differenziata vennero presi disoccupati e anche chi aveva una fedina penale non certo immacolata»

da Roma

Lo sanno anche i muri del Commissariato all’emergenza ai rifiuti che l’ex responsabile del carrozzone pubblico, Antonio Bassolino, di fatto autorizzò assunzioni di massa. Lo confermano i numeri, l’ammette l’ex vicario Paolucci, lo sottolinea la Procura. L’unico che nega è sempre e solo lui: l’ex vicerè di Napoli. «Non sono mai intervenuto per far assumere chicchessia», tipo spazzini, centralinisti, autisti, impiegati amministrativi, tecnici, esperti. Ovviamente nel calderone sono finiti anche piccoli e grandi camorristi, talvolta segnalati dai sindaci dell’hinterland partenopeo per farli lavorare in commissariato, in qualche consorzio o alla Fibe (la società vincitrice dell’appalto).
Il primo ad accorgersi dello sfacelo clientelar-delinquenziale è stato Corrado Catenacci, nominato successore di don Antonio. Mosse critiche feroci alla gestione Bassolino, e per questo fu tacciato di disfattismo. Col senno di poi, a rileggere la sua audizione dell’8 marzo 2005 alla commissione d’inchiesta sui rifiuti, si capisce quanto la criminalità fosse interessata al commissariato e più in generale al business della munnezza. «Abbiamo cercato in ogni modo di fronteggiare l’ingresso della criminalità organizzata all’interno della nostra struttura, tenuto conto che prestavano servizio presso di noi addirittura alcuni operai abusivamente richiamati dai consorzi e ammessi presso di noi. Tra questi - osserva Catenacci - ricordo che prestava servizio anche un certo Agostino o’ pazzo, famoso piccolo camorrista e delinquente degli anni ’70. Prestava servizio da noi e aveva un negozio di antiquariato, dunque in qualche ora libera veniva da noi e firmava la presenza».
Uno, dieci, cento casi simili. «Abbiamo quindi dovuto fronteggiare questi energumeni i quali in una circostanza mi hanno praticamente chiuso in una stanza e per poco non mi hanno malmenato; non lo ho hanno fatto solo perché sono intervenuti degli ispettori di polizia (...). Questo è dunque l’ambiente in cui lavoriamo» e per questo, continua il successore di Bassolino, «ho chiamato presso la mia gestione come responsabile amministrativo il questore Vecchione che è stato per anni il capo della Criminalpol della regione e conosce tutti i delinquenti, compresi quelli - e sono molti - che si interessano di rifiuti a Napoli e in Campania».
Rispetto alle 2.300 unità assunte anche per risolvere il problema della raccolta differenziata (rimasto irrisolto) Catenacci precisa: «L’operazione risale al 1999-2000 (in piena era Bassolino, ndr). Si trattava di lavoratori cosiddetti “socialmente utili” o disoccupati di altro tipo, di cui alcuni avevano una certa fedina penale, i quali sono poi stati assunti a tempo determinato per poi passare inopinatamente ad un rapporto di lavoro a tempo indeterminato, a causa di una delibera firmata da un subcommissario nell’estate 2000.

I lavoratori sono stati suddivisi o, come si dice, “spalmati” in 18 consorzi che molto spesso sono nati per comodità di qualcuno, per trovare posto a personaggi “trombati” in precedenti incarichi politici». Risultato? «Se facciamo un calcolo, dei 2.316 addetti, oggi lavorano solo 600 persone, che è già molto. Al mio arrivo il numero di coloro che lavorava davvero era inferiore».

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