«Sono 55 i progetti attivi di collaborazione avviati in Italia con le principali università e centri di ricerca, per un investimento complessivo di 10,8 milioni di euro», afferma Nicola Braggio, presidente e amministratore delegato della consociata italiana di AstraZeneca. «Crediamo che il nostro sforzo di ricercare medicinali sempre più personalizzati sia in linea con il futuro della ricerca, che deve essere indirizzata a farmaci specifici, pensati per il singolo paziente con lobiettivo di ottenere il massimo beneficio a costi sostenibili per il Servizio sanitario. Auspichiamo - aggiunge- la defiscalizzazione degli investimenti destinati alla ricerca e unaccelerazione dei tempi di approvazione dei farmaci innovativi».
AstraZeneca conferma il suo grande interesse per la ricerca che si sviluppa nel mondo in 17 centri di eccellenza distribuiti in 8 Paesi, con oltre 12mila ricercatori. Nel solo 2009 questa società ha investito nello sviluppo 4.334 milioni di dollari, circa il 13,2 per cento dellintero fatturato. Con lacquisizione nel 2007 di MedImmune oggi la società anglo-svedese con sede a Londra ha una forte presenza anche nel settore dei farmaci biologici. Sono oltre 140 i progetti di ricerca attualmente in studio, distribuiti nelle varie aree terapeutiche tra le quali quella cardiovascolare e il trattamento del diabete di tipo 2. Ieri a Londra sono state presentate le prospettive della ricerca ed i risultati di bilancio.
Il colosso farmaceutico nato nel 1999 dalla fusione dellinglese Zeneca con la svedese Astra, presente in oltre 100 Paesi, è al quinto posto nella graduatoria mondiale e conta su una struttura complessiva di 65mila dipendenti, più di 1.800 in Italia. Nel mondo il giro daffari registrato nel 2009 è stato di 32.8 miliardi dollari (+7%). Hanno contribuito, agli esiti positivi, le richieste negli USA del vaccino per la nuova influenza A (H1N1) per 453 milioni di dollari e le vendite nei mercati emergenti. Per lItalia il dato di fatturato, dellesercizio appena chiuso, si attesta a 727 milioni di euro. Nei mesi scorsi il Gruppo ha ottenuto lautorizzazione negli USA e in Europa per un nuovo trattamento, saxagliptina, un inibitore Dpp-4, che, in associazione con la metformina, produce un miglioramento nel controllo glicemico dei soggetti affetti da diabete di tipo 2.
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