Economia

«Attenti ai troppi vincoli ambientali»

Il commissario Verheugen: «In Europa competitività a rischio»

da Milano

Il commissario Ue all’Industria, Günter Verheugen, lancia l’allarme: troppi vincoli ambientali rischiano di «azzoppare» l’economia europea. A rendere nota la posizione di Verheugen è stato ieri il Financial Times che ha pubblicato alcuni estratti di una lettera inviata dal commissario al presidente della Commissione, José Manuel Barroso. Secondo Verheugen, «dobbiamo riconoscere che la nostra posizione di primo piano nel settore ambientale potrebbe indebolire la competitività internazionale di comparti ad alto utilizzo di energia e peggiorare i risultati complessivi degli sforzi per proteggere l’ambiente dirottando la produzione ad aree del mondo con standard ambientali meno stringenti». Paesi a nuova industrializzazione, come Cina e India, potrebbero insomma trarre benefici da lacci e lacciuoli imposti alle imprese del Vecchio continente.
La missiva giunge in un momento delicato per i rapporti tra industria ed ecologia in Europa. Nelle settimane scorse Verheugen aveva già chiesto a Barroso l’introduzione di una serie di oneri per le importazioni da Paesi sviluppati che non rispettano il protocollo di Kyoto. La settimana prossima, al contrario, Barroso dovrebbe respingere i piani presentati da alcuni Stati europei per la riduzione delle emissioni nel periodo 2008-2012, perché considerati troppo «permissivi».
In base al programma adottato nel 2005, l’Unione europea ha creato un complesso sistema basato su diritti di emissione di anidride carbonica assegnati alle aziende. Quelle più virtuose che hanno ridotto le emissioni possono vendere i diritti alle imprese meno attente. Il meccanismo crea, quindi, un incentivo economico per costringere imprenditori e manager a una maggiore attenzione all’ambiente. E sulla carta tutto funziona.
A Bruxelles, però, c’è chi ha dubbi sull’effettiva utilità dello schema. Secondo alcuni studi molti Paesi avrebbero «barato» nella fase iniziale sull’ammontare delle emissioni utilizzate come base per i calcoli successivi, fornendo cifre più alte di quelle reali.

Una situazione implicitamente riconosciuta dal commissario all’ambiente Stavros Dimas: «Se ci sono stati errori li correggeremo», ha detto nei giorni scorsi.

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