«Attenti, la Grecia può essere peggio di Lehman»

L’ipotesi di una ristrutturazione del debito greco, c’è da scommetterci, sarà ancora uno dei temi più caldi di una settimana caratterizzata anche dalla prima conferenza stampa che la Federal Reserve terrà dopo la riunione del Fomc. Le ripetute smentite di Atene non sono servite a placare i rumors, nè forse ci riuscirà il nuovo piano di sacrifici teso a rimettere i conti in carreggiata che il governo Papandreou svelerà subito dopo Pasqua. Con i tassi dei Sirtaki-bond ormai oltre il 14%, con gli spread e il rischio default espresso dai Cds alle stelle, i prossimi giorni si annunciano decisivi per il Paese ellenico.
La Germania, insieme con le agenzie di rating, spinge per trovare una soluzione che allunghi le scadenze del debito facendo leva - secondo le indiscrezioni - sull’esecutivo greco per convincerlo a scambiare le rischiose obbligazioni a prezzi di mercato con più sicuri titoli garantiti dalla zona euro. La soluzione è simile ai «Brady bond», emessi negli anni Ottanta per convertire i titoli di molti Paesi dell’America Latina in una nuova varietà di titoli dopo il crac argentino. La Bce, tuttavia, non vuole nemmeno considerare la possibilità di un nuovo intervento a favore della Grecia dopo il prestito da 110 miliardi concesso lo scorso anno. A dirlo a chiare lettere è proprio un tedesco come Juergen Stark, componente del board dell’Eurotower, sicuro che la ristrutturazione del debito «farebbe precipitare l’intera area in una crisi bancaria peggiore di quella seguita al crac di Lehman Brothers».
Intervistato dalla tv tedesca Zdf, Stark sottolinea che la Grecia è sotto stretta sorveglianza ma non è insolvente e sarà in grado di ripagare i suoi debiti. «I programmi di aggiustamento dell’Unione europea e del Fmi - ha detto - sono basati sull’analisi della capacità di far fronte agli impegni. Gli aiuti - ha concluso Stark - non sarebbero stati concessi se la capacità di ripagare il debito dopo il completamento delle riforme non fosse assicurata».
Come se non bastasse il nodo-Grecia, l’Eurotower deve anche fare i conti con le accuse rivolte ieri dall’ex ministro delle Finanze irlandese, Brian Lenihan. Dublino, ha affermato Lenihan, è stata costretta dalla Bce «ad accettare il salvataggio da parte della comunità internazionale ed è stata anche tradita da alcuni banchieri centrali».

In particolare, l’ex ministro si dice «in disaccordo» con la descrizione «dei fatti» resa dal consigliere esecutivo dell’istituto di Francoforte, Lorenzo Bini Smaghi, in una intervista di gennaio all’Irish Times in cui afferma che dalla metà del 2010 il presidente della Bce, Jean-Claude Trichet, aveva incominciato un’azione di pressing su Dublino affinchè il governo anticipasse la finanziaria 2011 per fronteggiare eventuali pericoli. Lenihan smentisce che ciò sia mai avvenuto.

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